Italia: ok allo "scivolo pensionistico", tempo di calcoli per 350.000 persone
Sono circa 350.000, a quanto pare, gli italiani che hanno diritto ad usufruire dello scivolo previdenziale proposto dal Governo: l'opportunità di smettere di lavorare a 63 anni; 3 anni e 7 mesi prima del raggiungimento, per gli uomini, della pensione di vecchiaia. Per molti non sarà una scelta facile: la flessibilità, infatti, sarà a costo zero solo per determinate categorie disagiate - o per chi percepisce un assegno inferiore ai 1200 euro netti -, mentre potrebbe costare fino al 25% della pensione per gli altri. Tra gli obiettivi di questa piccola rivoluzione anche la volontà di dare una scossa ad un mercato del lavoro in frenata, dopo l'esaurirsi degli incentivi del jobs act. Diversa la situazione sul Titano. Con l'introduzione della cosiddetta “quota 100”, è infatti possibile andare in pensione già a 57 anni: a patto che si abbiano 43 anni di contributi, e si accetti una riduzione del 20% dell'assegno vita natural durante. Un disincentivo che si riduce progressivamente fino ad annullarsi alla soglia dei 60 anni. Ma è la tenuta complessiva del sistema previdenziale, che preoccupa il segretario della CSDL. “La riforma del 2011 – sottolinea Giuliano Tamagnini – stabilisce che chi raggiungerà l'età pensionabile tra 40 anni, otterrà una retribuzione media del 60% dell'ultimo stipendio. A cui va sommato l'8-10% dal secondo pilastro. Un modello che, in prospettiva, può cominciare a reggere. Il problema – sottolinea Tamagnini – è nel periodo intermedio, perché attualmente il sistema produce circa 2 volte e mezzo ciò che viene versato. E' allora necessaria – continua – una nuova riforma, che apporti i necessari correttivi, senza dimenticare l'importanza della ripresa economica. Fino ad ora – ricorda il segretario CSDL – si sono tenuti solo pochi incontri, e di superficie; ma il prossimo anno – con il nuovo Governo – dovremo immediatamente affrontare il problema, specialmente per quei giovani che entrano oggi nel mercato del lavoro. Noi faremo la nostra parte; si può ragionare sia sulla quota 100 che sull'età pensionabile”
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