Legge sul Consumo: tra le novità class action e abolizione del "listino caffetteria"
Le tre Assoconsumatori ora chiedono fondi per essere autonome, affinché la tutela collettiva non rimanga solo sulla carta
Dopo un percorso negoziale di oltre dieci anni la legge sul consumo è ora realtà. Il Decreto allinea San Marino all'Europa, garantendo maggiori tutele a chi acquista beni o servizi, con la possibilità di ricorrere alla class action. Tra le novità anche l'abolizione della commissione prezzi con conseguente cancellazione del listino caffetteria per bar e ristoranti. Al suo posto, un'Autorità di vigilanza autonoma e indipendente che potrà comminare, in caso di violazioni, sanzioni fino a 30.000 euro.
“Aspettavamo con ansia questa risposta della politica” commenta, per ASDICO, Mirco Battazza. La legge sul consumo era un obiettivo della sua presidenza e – afferma con orgoglio – “lo abbiamo messo a segno”. Dà merito al Governo precedente ricordando l'unanimità in Commissione Finanze. Il prossimo step sarà “ottenere le risorse finanziarie necessarie all'autonomia delle associazioni in conformità – afferma - con le norme europee”. Senza le quali lo strumento della class action rischia di rimanere lettera morta.
Per lo Sportello Consumatori sarà quindi difficile applicare la legge, poiché – spiega Emanuel Santolini– “dipendiamo in tutto e per tutto dalle organizzazioni sindacali e senza un finanziamento non si può dare luogo a nulla”. Non è stata neppure accolta - rileva con amarezza - la richiesta di sgravare le associazioni delle imposte derivanti dal deposito di cause. Per cui la legge è sì un passo nella direzione giusta ma “ancor troppo piccolo”.
Non esulta neppure l'Unione Consumatori, che parla di “atto dovuto”. Il vero problema - dice Olga Mattioli - è far applicare le norme, che già ci sono. Da sempre in prima linea per una legge sul consumo, Ucs denuncia ormai da tempo vendite on line non conformi mettendo in guardia su rischi reputazionali. “Riceviamo continuamente telefonate da consumatori disperati”– racconta, sollecitando controlli per stanare attività che operano in territorio in maniera non seria. Riconosce nel decreto “un passo avanti”, ma ora – ribadisce – “servono gli strumenti per fare rispettare le norme”. Riguardo alla class action, ricorda che era stata richiesta a gran voce da Ucs quando Francesca Busignani ne era presidente, ma mancando fondi, il rischio è che rimanga sulla carta.
Dalla politica è plauso bipartisan, con Alleanza Riformista che parla di “passaggio cruciale” nella protezione dei consumatori e nella tutela di chi intende concludere contratti sul territorio o con operatori economici con sede legale nel Paese. Per Domani Motus Liberi la norma “consentirà l'adeguamento graduale agli standard internazionali”. L'unico rammarico è che, nonostante l’ampia condivisione, sia stato necessario così tanto tempo. “Come sempre – conclude - sono i cittadini/consumatori a pagare il prezzo di posizioni politiche tenute palesemente per ripicca o invidia".
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