Legge sulle licenze, Anis e Osla si aspettavano maggiore sburocratizzazione
La discrezionalità di controllo è ancora eccessiva, troppo viene delegato all'Ufficio Industria, che ha i suoi tempi, e la burocrazia è ancora tanta, per diventare operativi con una licenza, la più semplice possibile, si aspettano minimo 20 giorni. Sono le pecche maggiori, secondo Assoindustria e Organizzazione degli imprenditori autonomi, della “Disciplina delle licenze per l'esercizio delle attività industriali, di servizio, artigianali e commerciali”, che dopo un lungo periodo di gestazione proprio con le associazioni di categoria, approda in Commissione Finanze, prima della definitiva seconda lettura in Consiglio Grande e Generale. “Pensiamo si potesse fare qualcosa di più sulle liberalizzazioni – fa notare Sandro Pavesi, Osla – Va bene dare più licenze in capo ad un imprenditore, perché gli diamo la possibilità di fare più scelte, ma ci sono ancora troppi controlli dall'ufficio industria, che decide se l'attività è congrua o meno. Se un imprenditore decide di vendere sanitari e libri, per esempio – continua – perché dev'essere un ufficio a dirgli se sono incompatibili o no? Dovrebbe essere il mercato a stabilirlo”. E Carlo Giorgi, segretario Anis, rincara: “Oggi il mondo si sfida nella capacità di rilasciare licenze in un giorno, noi ci mettiamo ancora un mese. In Lettonia – è il suo esempio – l'imprenditore va online, compila tutto via web e nel giro di 5 giorni è operativo. Ma andando anche più vicini, a Rimini, c'è maggiore velocità. Avevamo chiesto meno burocrazia, e per quanto la legge rappresenti un passo avanti, non abbiamo ottenuto tutto quello che chiedevamo”.
Francesca Biliotti
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