Cresciuti in maniera esponenziale fra il 1995 e il 2001, con una crescita che gli esperti hanno definito “impetuosa”, i lavoratori frontalieri sono oggi in leggero calo, o meglio, il loro incremento annuo si è ridimensionato. Diverse le cause che possono aver determinato quella che ancora è una propensione e non un fenomeno. In primo luogo – dicono gli analisti – le ripetute crisi della politica, che di fatto hanno determinato una contrazione nelle riunioni della commissione di collocamento, deputata a rilasciare i necessari nulla osta lavorativi, ma anche un rallentamento generalizzato dell’economia oppure, e qui i sindacati puntano il dito, il ricorso ai cosiddetti lavori atipici, come i distacchi, le consulenze, la manodopera in affitto. Una pratica che le organizzazioni dei lavoratori contestano fortemente e che sembrerebbe provocare una fascia di lavoratori ancora più precari dei già insicuri frontalieri; con garanzie contrattuali ancora più limitate. Per la CSU sono già più di mille ai quali si devono aggiungere anche fenomeni di lavoro abusivo e questo mette a rischio pesantemente anche le opportunità di lavoro dei residenti. “Se un imprenditore – spiegano le organizzazioni sindacali – ha la facoltà di avvalersi della prestazione di un lavoratore senza diritti, non avrà mai alcuna convenienza ad assumerne uno residente e quindi maggiormente tutelato”. Una polemica aperta sulla quale si cerca il confronto con le controparti. La fotografia del frontalierato, intanto, registra una contrazione. Nel 1995 i lavoratori che provenivano dalle località limitrofe alla Repubblica erano poco più di un terzo degli occupati, in appena 7 anni si è passati ad oltre la metà, con un incremento percentuale dell’80, 2 per cento. In larga misura prestano la loro opera nel settore edile, dove sono più dei locali, o in quello del commercio, nell’impiantistica o nei trasporti, oltre all’industria manifatturiera. Prevalentemente provengono da Rimini, Santarcangelo e Verucchio, ma anche dai paesi del Montefeltro o della provincia di Forlì/Cesena o dal ravennate. Uno studio degli anni ’90 indicava il 2004 come data del sorpasso, quando cioè i frontalieri del settore privato sarebbero stati più dei residenti. Una previsione smentita anche se oggi locali e lavoratori di oltre confine sono vicini ad equivalersi.
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