Ormai è ufficiale: siamo entrati nella stagione dei nuovi bisogni. 4,4% delle famiglie italiane, cioè tre milioni di persone, vive sotto la soglia di povertà alimentare. Vale a dire che può contare su una spesa media equivalente di 155 euro al mese (nemmeno 39 euro la settimana), a fronte di dei circa 525 euro impiegati per la stessa ragione dalle famiglie non in difficoltà. Insomma, se la spesa per cibo e bevande è inferiore a 222 euro al mese, rileva la ricerca, scatta l'allarme indigenza. Il divario risulta particolarmente accentuato per alcuni generi alimentari come bevande, oli e grassi, pesce e gelati, dolciumi e drogheria. Il profilo di quel milione e mezzo di famiglie che soffre la fame è presto tracciato: meridionali, disoccupati, con un titolo di studio basso e soprattutto con famiglia numerosa; il 10% delle coppie con tre o più figli, infatti, vive sotto la soglia di povertà alimentare. Emerge inoltre un altro dato: spesso a causare la caduta in uno stato di povertà sono eventi critici come la perdita o la mancanza di occupazione, problemi di salute o disabilità, la morte di un familiare o una separazione. Le cause di indebitamento sono costituite soprattutto dall’affitto e da debiti per bollette.
Monica Fabbri
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