OPERAZIONE DI TUTELA

Obbligazioni Bns convertite in titoli di Stato, Gatti: “La migliore soluzione possibile”. Il 22 luglio scadeva la prima tranche

Il Segretario alle Finanze scansa le polemiche e rilancia: "Attendo semmai controproposte concrete e realizzabili da parte di opposizioni e sindacati. Il titolo di Stato può essere sempre richiamato"

Già interamente liquidati i depositanti Bns titolari di somme fino a 100mila euro, dal 22 luglio è scattata l'operazione conversione in titoli di debito pubblico con scadenza decennale per la prima tranche di obbligazioni (per un ammontare di 53 milioni 770 mila) di coloro che avevano depositi in banca Cis superiori a tale cifra. Una forma di protezione prevista dal Governo con l'obiettivo, dichiarato, di sviluppare in prospettiva un mercato secondario interno.

“I depositanti Bns che avevano depositi fino a 100mila euro sono stati interamente liquidati per contanti, - ricorda infatti il Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti - questo è ciò che è avvenuto precedentemente all'operazione del 22 luglio. Il 22 luglio invece scadeva la prima tranche di obbligazioni emesse da Bns per coloro che avevano depositi superiori a 100mila euro. La legge prevedeva che l'amministratore avrebbe dovuto fare un piano di riparto – ovvero dividere gli attivi, quindi le liquidità presenti e i crediti di imposta che Bns ha nel suo attivo – ma siccome le liquidità presenti erano veramente marginali poiché la maggior parte dei crediti, va ricordato, sono tutti in contenzioso, allora rimanevano da distribuire solo i crediti fiscali. Il Governo ha quindi ritenuto, - trattandosi per la maggior parte di persone fisiche quella distribuzione dei crediti fiscali avrebbe creato una problematica in quanto difficilmente utilizzabili non potendo essere dati a garanzia – di intervenire attraverso l'emissione di un titolo di debito pubblico – quindi l'intervento ultimo dello Stato come previsto dalla normativa - sostituendo le obbligazioni. Titoli che hanno un vantaggio rispetto ai titoli Bns perché sono maggiormente commerciabili, hanno un tasso di interesse maggiore (l'1% per 10 anni) e possono essere dati in garanzia, ceduti o utilizzati come strumenti di pagamento. Sicuramente l'aspettativa dei titolari di obbligazioni Bns era un'altra, ma ritengo che questa sia la migliore soluzione possibile”.

Scettici sindacati e opposizioni che guardano al malcontento dei risparmiatori e al contempo imputano all'operazione 'la colpa' di far lievitare il debito pubblico già a livelli allarmanti. “Ma nel momento in cui è stata fatta nel 2019 la scelta di dare la garanzia dello Stato alle obbligazioni Bns, - precisa Gatti - il tutto era già conteggiato nel debito pubblico”.

Su mancanza di confronto e accuse di autoreferenzialità del Governo, il responsabile delle Finanze torna semmai a sollecitare ognuno a fare la propria parte: “Se hanno delle soluzioni alternative a quelle di un'obbligazione di Stato possono farle presenti, - manda a dire Marco Gatti - siamo qui ad ascoltare. Purtroppo quando ci sono i vari incontri non sento mai soluzioni, si sente sempre soltanto rappresentare il problema ed attendersi dagli altri soluzioni per poi criticare senza mettere sul piatto delle controproposte. Quindi nel caso ci fossero le accogliamo volentieri, il titolo di Stato può sempre essere richiamato. Se le forze politiche di opposizione e i sindacati hanno proposte concrete e realizzabili le accogliamo e faremo quindi il ritiro del titolo di Stato. Sono ad attenderli”.

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