Ognuno tira l’acqua al proprio mulino, sembra dire l’Osla, ma in questo modo un Paese non progredisce. “I sindacati – elenca infatti l’Organizzazione – cercano di contenere gli aumenti di tutto ciò che riguarda i lavoratori; gli imprenditori rivendicano meno tasse e più sgravi; il governo guarda il fondo del cassetto per vedere quante risorse ci sono; le aziende autonome, ma di Stato, fanno somme e sottrazioni senza gestire i possibili risparmi. Questo modo di procedere – conclude – rappresenta un assetto nazionale con uno scenario di costi simile a quello italiano, se non in prospettiva peggiore”. Quindi? L’Osla prende ad esempio il cuneo fiscale, vale a dire la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto incassato effettivamente dal lavoratore, con l’importo restante versato al fisco. Ebbene, nel periodo da dicembre 2005 a dicembre 2009, il cuneo ha subìto, contro la volontà delle imprese, un incremento di circa il 30%: “Ogni volta che si pone un problema – rileva l’Osla – si ricorre alla maggiore tassazione caricando i costi sull’impresa al solo scopo di far quadrare i conti, senza andare alla radice delle difficoltà attraverso una pianificazione”. Chiede dunque di aprire un tavolo serio di trattativa sulla politica dei redditi, “che deve mirare ad aumentare sensibilmente i salari per adeguarli alle nuove soluzioni, ridurre il costo del lavoro fissando il tetto massimo del cuneo al 20%. Non siamo disponibili – conclude – ad assistere ad una falsa contesa attorno allo 0%, mentre i problemi del Paese aumentano”.
Francesca Biliotti
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