Su 897 pratiche prese in esame, circa il 58% sono state dichiarate legittime. Tre, e cioè lo 0,19%, risultano illegittimate. Le restanti sono sospese o oggetto di proroghe, prese d’atto o in attesa di definizione. 108 le pratiche che, secondo la commissione, confermano una non puntuale programmazione, ritardi e ingiustificata inerzia – nella fornitura dei documenti – da parte degli uffici. Delle 108 indicate dalla commissione, 40 sono pratiche ordinarie, 14 sono state dichiarate immediatamente esecutive del Congresso di Stato e 54 giungeranno invece a maturazione successivamente. In materia di appalti viene rilevato che il limite consentito del 7,5% di scostamento rispetto al preventivo “il più delle volte” non viene rispettato e lo stesso vale per i lavori definiti in “economia”, che dovrebbero essere pari al 50% della spesa principale. Viene segnalato, a titolo di esempio negativo, il caso della fornitura e la posa in opera di scaffalature: il decreto 10 del 2000 non è stato tenuto minimamente in considerazione. In altri l’organismo segnala la mancanza di cognizioni di base da parte dei funzionari, al punto che si è manifestato un eclatante caso di illegittimità in cui non erano state rispettate neppure le prescrizioni normative basilari. La commissione – che a differenza dell’italiana corte dei conti non ha potere sanzionatorio – afferma di non essere posta nelle condizioni di poter correttamente adempiere ai propri compiti.
Luca Salvatori
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