Questione indennità: è la volta di medici e infermieri

Questione indennità: è la volta di medici e infermieri.
Nella diatriba tra Governo e CSU sulla questione indennità i camici bianchi intervengono con determinazione, indicando per prima cosa le motivazioni di professionisti che nascono dal riconoscimento di un ruolo che 10 anni fa i responsabili politici hanno voluto accordare e che gli interessati si sono guadagnati dopo 30 anni di studio. “In medicina generale - informano i medici con una nota - ogni professionista aveva dai 1.200 ai 1.700 assistiti. Per i medici ospedalieri il bacino d’utenza è aumentato di parecchie migliaia. Nessuno - ricordano - ha mai battuto cassa di fronte ad un aumento di lavoro di oltre 20%”.
“D’altra parte però le famose indennità si sono logorate. E’ bene reagire alla crisi con una razionalizzazione della spesa corrente - concludono - ma non riteniamo accettabile il mancato adeguamento percentuale delle indennità perché questo significa mettere in discussione lo stipendio di intere categorie di lavoro, penalizzate per avere studiato”.
Intanto sulla questione indennità dei dipendenti pubblici la CSU accusa il Governo di avere barato per avere estrapolato dopo la firma un singolo contenuto dell’accordo. “E’ utile ricordare - si legge in una nota - che l’accordo sugli aumento contrattuali è valido per tutti i lavoratori, anche su quelli occupati nelle aziende private che hanno sottoscritto l’intesa. Le voci economico contrattuali si sono dunque rivalutate solo per una parte di dipendenti”. Un risultato che i sindacati definiscono paradossale.

Sara Bucci

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