Sulla base dei dati di bilancio, Camera di commercio ha suddiviso le imprese in tre tipologie: impresa in crisi, impresa volatile e impresa sana. Il tasso di mortalità delle imprese in crisi, dal 2007 al 2011, è progressivamente aumentato fino a raggiungere un livello superiore al 25%. Il tasso delle imprese volatili ha avuto un incremento del 10%. In significativa crescita, anche il tasso di mortalità delle imprese sane, due punti percentuali in più nel biennio 2010-2011, che secondo Camera di commercio è un dato estremamente preoccupante, non tanto per la sua entità, quanto per il possibile segnale di sfiducia che comunica. Tra i settori più colpiti, il segnale più forte arriva dal commercio all'ingrosso e dai servizi alle imprese, per motivi economico finanziari. Nel 2011 per lo più hanno chiuso i battenti le imprese in crisi, mentre quelle volatili, per loro natura, hanno semplicemente trasferito l'attività. Ancora una volta destano preoccupazione i dati sulle imprese sane, ben radicate nell'economia sammarinese e finanziariamente solide: l'incremento di mortalità c'è stato, soprattutto nei trasporti, nelle costruzioni e nel metalmeccanico: nel 2011 nei trasporti ha chiuso il 18% delle imprese; 9 imprese nelle costruzioni, 5 nel metalmeccanico. Commercio e servizi sono i comparti in cui il fenomeno della cessazione delle imprese registra i livelli maggiori ma anche la dinamica più accentuata, passando dal 6% nel 2009 al 16% nel 2011. L'analisi porta una riflessione: San Marino subisce non solo gli effetti naturali di questa prolungata crisi economica, ma anche un processo di delocalizzazione che impoverisce le potenzialità dell'apparato produttivo.
Francesca Biliotti
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