Riforma del lavoro: 2823 firme per chiederne il ritiro
La Csu è tornata a manifestare sul Pianello, per dire no ad una riforma del lavoro ritenuta inaccettabile. Consegnate alla Reggenza le 2823 firme raccolte durante le assemblee con i lavoratori, a sostegno della petizione per richiedere il ritiro formale della legge dall’iter consiliare. Di seguito, l’incontro con i capigruppo consiliari: la maggioranza, da un lato, ha manifestato una sorta di “comprensione” verso le ragioni sindacali, mentre dall’altra ha espresso la convinzione che sia problematico a questo punto fermare “il treno in corsa” della legge. L’opposizione, in maniera articolata, ha espresso condivisione verso le posizioni della CSU. Ora Cdls e Csdl sperano in una bocciatura in aula per riprendere la trattativa. Diversamente, la strada sarà quella del referendum abrogativo seguito da una legge di iniziativa popolare. Ieri sera un lungo faccia a faccia, alla sala di Borgo, con i Segretari al Lavoro, alle Finanze e all’Industria. Il Governo ha promesso di riproporre in Consiglio il famigerato emendamento, bocciato in Commissione, che garantiva il tempo indeterminato in caso di assunzioni nominative. “E’ stata una scelta di campo – è stata la provocazione di Giovanni Ghiotti, segretario Csdl – quella di rompere col sindacato, o davvero questo Governo crede in un mondo del lavoro precario?”. Secondo Andreoli, i tre punti cardine della legge, ossia lavoro interinale, assunzioni nominative e tempo indeterminato, ricalcano quanto sottoscritto nell’ultimo contratto dell’industria “E sfido chiunque a dire il contrario” ha aggiunto. La Csu teme quanto detto dall’Anis in commissione di collocamento, ossia che in caso di contrasto tra il contratto dell’industria e legge sarà quest’ultima a prevalere, ma il Governo ha ricordato che là dove gli aspetti non sono chiari è la legge stessa a rimandare al contratto.
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