Riforma pensioni, i primi scenari: aumento età pensionabile e ricalcolo dei trattamenti
Secondo le proiezioni nel documento, infatti, il saldo previdenziale – negativo – peggiorerà sempre più, anno dopo anno, da qui al 2049. Ancora siamo nel campo delle idee, ma gli interventi principali saranno due. Si parla di aumentare da 100 a 103 la quota della pensione di anzianità e di far salire a 67 anni l'età per quella di vecchiaia. A questo si potrebbe affiancare il passaggio al contributivo. Nella relazione si legge di un “nuovo patto generazionale” per garantire diritti ai giovani.
Arriva allora l'ipotesi di ricalcolare i trattamenti previdenziali in essere, contenendoli. In sostanza, attraverso una serie di calcoli con diversi parametri, ci sarà una comparazione tra il versato e l'ottenuto. Sulla differenza sarà richiesto un contributo al percipiente, magari in percentuale e avendo riguardo della sua situazione economica. In merito ai fondi pensione, nel testo si parla di investimenti, anche con riferimenti all'estero.
I sindacati sono cauti nel commentare, in attesa di analisi più approfondite. Per Giuliano Tamagnini, segretario Csdl, innalzare l'età da 66 a 67 anni servirà a poco. E con il contributivo, spiega, chi inizierà a lavorare con le nuove regole, dopo 40 anni avrà un tasso di sostituzione – quindi il rapporto tra prima pensione e ultimo stipendio – inferiore al 60%.
Riccardo Stefanelli, segretario CDLS, afferma che nessuna delle due ipotesi saranno significative per il pareggio dei conti. Entrambi bocciano l'idea di “contenimento” dei trattamenti in essere, ma guardano con interesse alla possibilità di investimenti fuori confine. Csdl e Cdls si soffermano su un punto: la necessità di concertazione per una riforma così importante.
Nella relazione si parla anche, tra le altre cose, di part-time pensionistico, flessibilità in uscita e di adeguamento della normativa delle pensioni ai superstiti per i conviventi, anche dello stesso sesso.
Mauro Torresi