PREVIDENZA

Riforma pensioni: lunedì 28 si torna al confronto su quota 103

Tutte le parti sociali concordano sulla tutela delle nuove generazioni. Segretario Ciavatta: "L'obiettivo è chiudere entro il 2022 e trovare un risultato quanto più possibile condiviso"

La scorsa settimana la Segreteria alla Sanità ha incontrato prima le categorie datoriali e poi i sindacati illustrando i primi tre articoli della bozza di riforma. Per lunedì 28 è fissato il prossimo confronto che riprenderà dall'articolo 4 sulla cosiddetta quota 103 che l'anno passato aveva generato non poche frizioni, prima che la concertazione si interrompesse con l'arrivo dell'ondata pandemica. Al momento tutte le parti sociali coinvolte sembrano essere d'accordo almeno su un punto: la tutela della giovani generazioni che, dopo la riforma del 2011, paiono essere le più penalizzate dall'attuale sistema, poiché rischiano di andare in pensione con un tasso di sostituzione molto basso. “Occorre arrivare almeno all'80-85%” e un approccio globale con le altre riforme, secondo il Segretario della Cdls Gianluca Montanari che si oppone ad un intervento all'insegna dell'austerity, così come gli altri sindacati. Per il Segretario della Csdl Enzo Merlini è grave che siano finora mancate al tavolo del confronto le Segreterie alle Finanze e al Lavoro e comunque – dice - “il bello deve ancora venire”, alludendo a “quota 103” e all'articolo della bozza sul contributo dello Stato ai fondi pensione. L'Usl, con la Segretaria Generale Giorgia Giacomini, rimarca contrarietà ad eccessivi allungamenti dell'età pensionabile e ai tagli che si profilano ribadendo che temi appena accennati in articoli della bozza, come quelli assistenziali e del welfare, debbano essere riempiti di contenuti. Per il Segretario Generale dell'Anis William Vagnini visto il preoccupante disequilibrio del sistema previdenziale è indispensabile portare a termine la riforma entro la fine del 2022, anche tenuto conto della rilevante crescita del debito pubblico. Anche il Segretario Unas Pio Ugolini pensa si debba chiudere entro l'anno ma “non dobbiamo farci prendere dall'ansia” perché il tempo c'è. “Prematuro dare un giudizio” secondo la Presidente Usc Marina Urbinati perché si è appena cominciato a ragionare su una bozza ma c'è disponibilità a valutare attentamente ogni possibile scenario.

“Abbiamo iniziato a discutere e vagliare l'articolato – dichiara il Segretario di Stato alla Sanità Roberto Ciavatta – che è ancora una bozza. L'obiettivo è di riuscire a chiudere nell'arco di quest'anno, per partire dai primi giorni del 2023 ad avere gli effetti di questa riforma. Ovviamente è una trattativa delicata e quindi dovremo avere tutta la tranquillità e la calma per poter vagliare e accogliere tutte le considerazioni che vengono svolte dall'una e dall'altra parte e trovare alla fine un contenuto quanto più possibile condiviso”.
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Di seguito le dichiarazioni integrali di alcune parti sociali.

William Vagnini, Segretario Generale Anis: "Già dopo gli interventi di riforma del sistema previdenziale del 2005, del 2008 e del 2011, tutti avevamo la consapevolezza della necessità di apportare ulteriori significative modifiche e integrazioni alla normativa anche perché gli stessi non produrranno effetti immediati. Ancor di più oggi la situazione del sistema previdenziale accusa un preoccupante disequilibrio per cui è indispensabile portare a termine questo nuovo intervento di riforma entro la fine del 2022, anche tenuto conto della rilevante crescita del debito pubblico. Intervento che dovrà tendere a contemperare diverse esigenze: riequilibrare il sistema a favore delle giovani generazioni; eliminare il tetto pensionistico e prevedere un meccanismo di solidarietà nel rispetto del principio dell'equità; disincentivare il pensionamento anticipato e prevedere un “premio incentivante” per chi resta al lavoro; incentivare il regime pensionistico complementare e i piani pensionistici individuali, solo per citarne alcuni".

Pio Ugolini, Segretario Unas: "Il Paese non si può permettere di procrastinare un intervento sul sistema previdenziale, non perché sia di moda, ma perché è determinante sul futuro del nostro Paese. Dobbiamo non farci prendere dall’ansia: il tempo per fare il miglior lavoro possibile c’è, ma l’obbiettivo del 1° gennaio 2023 non deve essere per nessun motivo prorogato, se vogliamo il bene dei cittadini e del futuro di tutti noi".

Giorgia Ugolini, Segretaria Generale Usl: “Nell'incontro di giovedì 17 ci si è concentrati sui primi 3 articoli della bozza di riforma previdenziale: Usl ha già evidenziato la contrarietà ad eccessivi allungamenti dell'età pensionabile e ai “tagli” che si profilano, ribadendo che temi riguardanti aspetti assistenziali e di welfare, appena accennati nell'articolato, vadano riempiti di contenuti e che lo Stato continui a fare la sua parte relativamente ai fondi pensionistici anche per tutelare le future generazioni”.

Marina Urbinati, Presidente Usc: "Abbiamo iniziato a ragionare sull"articolato della bozza che ci hanno inviato, siamo alle prime battute, quindi è prematuro dare un giudizio. Usc ci tiene in ogni caso a precisare che valuterà attentamente ogni possibile scenario".

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