Un investimento azzardato, che poteva rendere tanto ma che – in seguito – si è rivelato un flop colossale. Il crollo dell’economia Argentina è costato caro a tanti risparmiatori ed operatori finanziari, tra loro anche qualche sammarinese. Sarebbero circa 40 gli abitanti del Titano che qualche tempo fa decisero di puntare forte su questo Paese emergente. I tassi di interesse erano alti, molto più alti di quelli praticati in Europa e alcuni sammarinesi investirono migliaia di euro. Qualche tempo fa la doccia fredda: il Paese dell’America Latina non riesce a superare la crisi, il default – la dichiarazione d’insolvenza - è ormai ufficiale: la Repubblica Argentina chiede di rinegoziare il debito. Due le proposte: restituzione del 25% del capitale investito, oppure sostituzione delle obbligazioni attuali con titoli a lunghissima scadenza. Condizioni definite inaccettabili dal Comitato degli investitori, che in Italia fa capo all’ABI. Nel Comitato forse confluiranno – o sono già confluiti - anche i creditori sammarinesi. “I clienti – dichiara il direttore della Banca di San Marino, Paolo Mariani –– erano stati debitamente informati, da consulenti, dei rischi dell’investimento; molti di loro avevano già avuto in passato buone soddisfazioni investendo nei Paesi emergenti”. “Evidentemente – sottolinea Mariani – qualcuno ritiene che uno Stato non possa fallire, ma non è così”. “Da parte nostra ci stiamo comunque adoperando - conclude il direttore della Banca di San Marino – per veicolare i nostri clienti verso quelle strutture, come il Comitato dei creditori, che consentono la tutela del patrimonio investito”.
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