Scudo fiscale, Felici: "Non è la via per coprire il debito"; Giacobbi (ABS): "Investire qui conviene"

Scudo sammarinese: un ragionamento maturato in ambiente finanziario e fondata sarebbe la stima degli 800milioni di euro di capitali espatriati da San Marino in istituti, non solo italiani. Una ipotesi formulata come possibile risposta al nuovo scudo italiano, il quinto: il “rimpatrio volontario” annunciato dal governo Letta potrebbe portare un nuovo assottigliamento nella raccolta bancaria sammarinese: oggi a 7 miliardi di euro e fatta per il 20% (1 miliardo e 400 milioni) proprio da capitali forensi. In sintesi: di fronte a capitali che potrebbero andarsene, quanto invece potrebbe rientrare?
L'ipotesi di uno scudo sammarinese c'è – confermano i vertici di ABS, - ma ancora embrionale e non di certo in ottica punitiva, anche perché - dice il Presidente Renzo Giacobbi - portare capitali fuori da San Marino non costituisce reato fiscale.
Un sistema a fiscalità leggera e che più di tutti ha tutelato il credito, basti pensare – aggiunge Giacobbi - ai risparmiatori degli istituti in default “che non hanno perso un centesimo”. Credito ben remunerato anche per la capacità dei professionisti di fare buoni investimenti.
Eventualmente queste le leve per far rientrare capitali a San Marino, con l'obiettivo di portare stabilità al sistema e non di certo per coprire il debito pubblico. Fermo su questo punto il segretario alle Finanze, Claudio Felici che nella ipotesi di uno scudo sammarinese non vede ancora nulla di concreto e comunque – ribadisce – “il bilancio si sostiene solo con iniziative per lo sviluppo”. Nel video, le interviste al Presidente ABS, Renzo Giacobbi e al segretario alle Finanze, Claudio Felici

Annamaria Sirotti

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