Il settore edilizio torna a chiedere al Governo maggiore attenzione per un comparto in forte sofferenza
La crisi del settore edilizio c'è. Lo dicono i numeri. E' iniziata sei anni fa, e da allora il comparto è in caduta libera. Sul piccolo Monte si è costruito tanto, troppo. Non è un mistero. Ma oggi non è più così. Ci aiuta l'ufficio di programmazione economica. Dai 268 progetti per nuovi edifici approvati nel 2008, si è passati a 46 nel 2013: 222 in meno. Nei primi sei mesi dell'anno erano 39. A pagarne le spese le imprese di costruzioni. In sei anni 74 hanno chiuso i battenti. La stessa Ases è passata da 120 associati a 90. Chi non ha chiuso ha tagliato di netto il personale. La maggior parte frontalieri. Gli appalti pubblici sono merce ambita. L'Ases storce il naso al massimo ribasso, che insospettisce chi conosce bene i prezzi. Vorrebbe un sistema di assegnazione più trasparente ed equo. Vincono sempre gli stessi e partecipa – accusa - anche chi non è in regola. L' ossigeno arriva dalle ristrutturazioni. Si chiede al Governo maggior chiarezza per l'utente, oltre a sgravi ed incentivi fruibili a tutti. E, soprattutto, un nuovo piano regolatore. Intervista a Luca Monaldi, presidente Ases
Monica Fabbri
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