E’ un documento frutto di estenuanti trattative, di un lungo braccio di ferro tra sindacato ed associazioni di categoria, con l’Esecutivo a fare da mediatore tra le parti. La firma del contratto del settore industria ha posto fine ad uno stato di tensione sociale che si era fatto ormai insostenibile, con le aziende ferme da giorni e i lavoratori sulle strade. Numerosi gli elementi di novità all’interno del documento siglato ieri a Palazzo Mercuri. Uno dei temi sui quali più ha insistito la CSU durante la vertenza è stato quello del precariato. Per quanto riguarda il tempo determinato – ad esempio – è passato il principio secondo cui il limite temporale è legato al posto e non alla persona. Inedito anche il principio del contingentamento dei lavoratori interinali: complessivamente il numero di questi non potrà essere superiore alle 400 unità nel corso dell’anno. Quanto ai frontalieri la norma più rilevante è quella che prevede la stabilizzazione dei lavoratori assunti prima del 1999. A salvaguardia dell’occupazione interna è previsto poi che le aziende – in caso di riduzione del personale - debbano prima allontanare - a parità di mansione – i dipendenti non residenti. Passando alla parte retributiva per i prossimi 3 anni l’aumento sarà del 2,65%, il quarto anno del 2,55%. Un buon risultato per i sindacati: secondo l’Istat l’inflazione al momento è intorno all’1,8%. Previste inoltre 16 ore di straordinario a richiesta del datore di lavoro; ma vengono fissati criteri e limiti ben precisi. L’accordo preliminare con il Governo prevede infine che le norme del contratto divengano punto di riferimento per la stesura della legge sul mercato del lavoro.
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