Il testo della riforma è praticamente definito da ormai 2 anni, si è già aperto il confronto con la politica, le categorie economiche e sociali ma ancora non è stato avviato l'iter consiliare. Le polemiche di questi giorni lasciano supporre che il ritardo stia tutto nella maggioranza che questo progetto è chiamata a sostenere. Roberto Giorgetti, di Alleanza Popolare, da fuoco alle polveri, definisce la scelta autolesiva, elenca una serie di affermazioni che, scrive, si sono rivelate tutte fallaci e chiede di puntare sul rilancio dell'economia e sulla spending review piuttosto che inasprire ulteriormente il fisco. Critiche che vedono scendere in campo la Segreteria di Stato per le Finanze. Mai affermato, scrive Capicchioni, che l’introduzione dell’IGC fosse una richiesta dell'Unione Europea. Piuttosto è stato sempre sottolineato che l’introduzione del sistema IVA offre una posizione di maggiore forza nei confronti di Bruxelles in funzione della richiesta della semplificazione doganale e della parificazione dei nostri operatori economici a quelli europei che operano tutti in un regime “IVA”. Il testo del Progetto di Legge è stato giudicato “eurocompatibile” dalla Commissione Europea che sulle aliquote afferma di prendere atto di quelle che San Marino vorrà applicare in deroga alle regole a cui devono attenersi gli Stati membri, riservandosi una futura valutazione, per escludere potenziali distorsioni della concorrenza. Questo significa, puntualizzano dalle Finanze, che San Marino può applicare proprie aliquote senza che i prezzi finali creino distorsioni di mercato, rischio praticamente nullo, dal momento che attualmente, in un sistema monofase, i nostri prezzi sono pressoché allineati a quelli praticati nel circondario e che addirittura, gli operatori del commercio evidenziano lo scenario, con l’introduzione dell’IGC, di un loro aumento. Per Giorgetti con l’IGC aumenterebbe l’evasione e la burocrazia. Per valutare l’evasione di un’imposta occorre prima introdurla, replica Capicchioni, così come sul rischio di un aumento della burocrazia ribadisce che il modello è quello dei paesi europei basati sulla semplificazione e l’uso di piattaforme telematiche. La monofase per San Marino ammonta a circa 64 milioni e non a 50 milioni, prosegue Capicchioni e il Fondo Monetario suggerisce un aumento delle entrate dell'1% del PIL, da raggiungere in un periodo pluriennale. Conti alla mano se si volessero seguire questi suggerimenti, l’aliquota dovrebbe attestarsi al 14%. Condivisa invece la necessità di mantenere un fisco vantaggioso e, sempre dati alla mano, per le Finanze potrebbe addirittura essere applicata un’aliquota ordinaria del 10%, anziché del 12%, qualora il volume delle transazioni passasse dai 640 milioni del 2015 a 760 milioni.
Sonia Tura
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