La tassa di soggiorno fa discutere. Bocciata anche nel riminese
Il federalismo fiscale municipale rispolvera la tassa di soggiorno, un dazio datato 1910, soppresso nel 1989 che, in momenti di crisi, inietta soldi facili nelle casse dei comuni. Già applicata a Roma, una volta introdotta nelle grandi aree metropolitane la "gabella" dilagherà a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale. La previsione di estenderla a tutti i comuni capoluogo di provincia ha sollevato le obiezioni di Federconsumatori, per la quale "non è certo questa la strada giusta per rilanciare il turismo nel nostro Paese". Oggi interviene Federalberghi che boccia nettamente l'ipotesi. Anche la riviera dice no anche se sarebbe un tesoretto da oltre 17 milioni di euro quello che il comune di Rimini potrebbe ricavare da una tass dell’ipotetico valore di due euro e mezzo a pernottamento. Sulla base delle presenze del 2009, la capitale della Riviera potrebbe tirare su un gettito secondo solo a quello di Roma e Milano. Il decreto è ancora in fase di studio, sarà facoltativa e saranno dunque i singoli sindaci a decidere se applicarla o meno da 50 centesima a 5 euro a notte. Nel video le interviste a Patrizia Rinaldis, presidente albergatori
Valentina Antonioli
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