Timori Grecia da una parte, bolla cinese dall'altra

Difficile parlare di ripresa economica quando a Occidente la Grecia deve trovare un accordo in quattro giorni o sarà fuori dall'euro ed a Oriente la bolla cinese potrebbe tradursi in una crisi finanziaria dal prevedibile effetto domino. Il premier Tsipras infiamma Strasburgo, nell'atteso discorso al Parlamento europeo attacca l'austerity e con una lettera inviata al Fondo salva stati chiede aiuti per tre anni in cambio di riforme in campo fiscale e pensionistico. Una situazione che rischia di avvitarsi, le banche saranno chiuse fino a venerdì, e che mette a dura prova l'Europa cui San Marino con Andorra e Monaco ha aperto i negoziati. Tuttavia, secondo un'analisi del Daily Telegraph è la Cina il vero problema rispetto alla "pantomima greca”: il crollo verticale della Borsa cinese, cresciuta di oltre il 150% fino al picco del 12 giugno scorso, è in caduta libera nonostante le misure adottate dalle autorità. Si tratta di misure di sostegno al mercato, per scongiurare un terremoto finanziario potenzialmente contagioso. San Marino nel 71 è stato uno dei primi Stati al mondo a riconoscere la Repubblica Popolare, tant’è che i sammarinesi per recarsi in Cina non hanno bisogno di visto. Normale che dal Titano si guardi a Oriente, con più attenzione che preoccupazione però “Rapporti che non cambieranno” assicura il segretario Arzilli, che a fine estate conta di inaugurare il già operativo Ufficio di rappresentanza della Camera di Commercio Shanghai. Bolla permettendo, naturalmente.

Sara Bucci

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