12 dicembre 1969: la strage di Piazza Fontana
Nell'edificio sono presenti in sessanta, diversi seduti intorno al tavolo sotto cui qualcuno ha nascosto una borsa nera con dentro 7 chili di un potente esplosivo e un timer impostato sulle 16.37. All'ora esatta un boato scuote la città. Dentro la banca è un inferno. Muoiono sul colpo dodici persone a cui, nelle ore successive, se ne aggiungeranno altre cinque, mentre sono 86 i feriti.
Non è un atto terroristico isolato perché in meno di un'ora avvengono altre quattro esplosioni tra Milano e Roma. Dietro tutto questo c'è un disegno eversivo. Si farà largo inizialmente la pista anarchica e la notte successiva alla strage, gli investigatori arresteranno diversi esponenti dei circoli anarchici milanesi. Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli che morirà due giorni dopo, precipitando dal quarto piano della Questura di Milano.
Decenni di inchieste giudiziarie e giornalistiche non saranno sufficienti a trovare mandanti ed esecutori della strage ma emergeranno con evidenza le responsabilità di gruppi eversivi dell'estrema destra e di ambienti dei servizi segreti italiani e stranieri.