'Abusi e falsi', condannati otto vigili a Rimini
Pm Ercolani stigmatizza l'assenza del Comune di Rimini come parte civile. Amministrazione replica: "una volta lette le motivazioni della sentenza, adotteremo i provvedimenti previsti"
Sono stati condannati gli otto agenti dell'ex nucleo ambientale della polizia locale di Rimini, a processo per abuso d'ufficio, perquisizioni arbitrarie di cittadini extracomunitari sospettati di spaccio, falso e sequestri di denaro contante mai dichiarato. Il Tribunale collegiale di Rimini, presieduto dal giudice Fiorella Casadei, ha condannato gli agenti a pene detentive che vanno da un massimo di sei anni e cinque mesi ad un minimo di due anni e 10 mesi.
Se da una parte il Tribunale ha riconosciuto le attenuanti generiche per tutti gli imputati è con le pene accessorie che ha fatto degli importanti distinguo. Infatti per cinque vigili, Vaccarini, Parise, Guidi, Cilio e Morri, la Corte ha stabilito la confisca di beni fino al valore corrispondente del profitto dei reati, la riparazione in favore dell'erario, ed infine la pena accessoria dell'estinzione del rapporto di lavoro, in quanto dipendenti dell'amministrazione pubblica. Proprio il rapporto ancora in essere con il comune di Rimini, anche se con altre mansioni, era stato stigmatizzato nella scorsa udienza dal pubblico ministero Davide Ercolani, che aveva sottolineato l'assenza dell'amministrazione come parte civile.
Parte civile che non sarebbe stata di poco conto, visto l'evidente danno subito dall'ente pubblico e dalla collettività da condotte che già il gip aveva stigmatizzato come "comportamenti delittuosi che disvelano il ripudio, il tradimento dei valori fondanti della deontologia del pubblico ufficiale: chi dovrebbe prestare la propria opera alla tutela della fasce deboli della cittadinanza".
Per il momento, i cinque vigili per cui il Tribunale ha deciso l'estinzione del rapporto di lavoro potranno a rigor di legge restare in servizio, almeno fino a quando la sentenza non passerà in giudicato. L'Appello al momento pare scontato. Difesi dagli avvocati Massimiliano Annetta, Roberta Rossi e Stefano Caroli, hanno sempre respinto le accuse. "E' solo il primo tempo", ha detto l'avvocato Annetta lasciando appunto intravvedere il secondo grado. Con una nota - infine - il Comune di Rimini, fa sapere che "una volta lette le motivazioni della sentenza, adotterà i provvedimenti previsti per questi fatti, secondo quelle che sono le norme vigenti in materia e le relative procedure amministrative".
[Banner_Google_ADS]