Alluvione, non c'è sintonia sulle modalità di erogazione dei fondi tra governo e Regione
La vice presidente Priolo: "Ci chiedono ulteriori specifiche sui danni, da codice di protezione civile non era dovuto se non entro 90 giorni"
Perché, domanda la Regione, per gli eventi alluvionali nelle Marche, lo scorso autunno, i soldi in due mesi sono arrivati sulla fiducia e per l'Emilia-Romagna no? C'è una questione politica dietro? Secondo il vice ministro Bignami sì, la questione è anche politica, visto che su Facebook scrive: “Voi vi fidereste di Schlein e compagni?”. La Regione non la prende bene. Oltre alla stima complessiva dei danni già consegnata a Palazzo Chigi, 1,8 miliardi sono già stati spesi per interventi di somma urgenza fuori bilancio, spiega ancora Priolo, che si dice preoccupata perché, sue parole, “Non possiamo correre il rischio di arrivare all’autunno senza averli completati”. Su impulso di Palazzo Chigi, dalla Protezione civile venerdì è arrivata la richiesta di ulteriore specifica degli interventi: “Avevamo 90 giorni di tempo come da codice di protezione civile – spiega ancora Priolo – e ce li chiedono prima, la stiamo ultimando”. Intanto gli emiliano romagnoli vorrebbero vedere qualche soldo, dicono i sindaci. Il decreto legge 61 si è rivelato inadeguato e non stanzia i soldi promessi, dicono, i famosi 2 miliardi e 200 milioni annunciati dalla presidente del Consiglio. La Regione il lavoro lo ha iniziato: 972 cantieri terminati, 1.912 in corso, e circa 3.000 da attuare entro l'autunno, prima del ritorno delle precipitazioni, ma senza risorse il rischio è la paralisi. Si tratta, ricordano, di fiumi, reticoli, canali, strade, devastati dall’alluvione o dalle frane, da ripristinare, anche per liberare dall'isolamento intere località.
Nel video l'intervista a Irene Priolo, vice presidente Emilia-Romagna
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