Arresto Messina Denaro, il giornalista investigativo Di Girolamo: "La mafia che conoscevamo non esiste più"
Difficile ricostruire in modo cristallino le fasi e gli eventi che hanno portato alla cattura di un leader ben protetto da una rete di connivenza e omertà.
Era a Campobello di Mazara, poco lontano dalla sua Castelvetrano, nel trapanese, il covo del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Nel Paese di Giovanni Lupino, il favoreggiatore finito in manette con lui alla clinica “La Maddalena” di Palermo. Nella sua casa trovati vestiti di lusso, il frigo pieno di cibo, ricevute di ristoranti e pillole per il sesso. Da tutto a niente, o quasi: non è altrettanto accogliente la cella del carcere dell'Aquila in cui si trova. Per lui il ministro della Giustizia Nordio ha firmato anche il 41bis, carcere duro.
Certe le ricadute del suo arresto su Cosa Nostra, come spiega il giornalista Giacomo Di Girolamo. "Non è sbagliato dire che Messina Denaro è l'ultimo dei corleonesi e la mafia che conoscevamo non esiste più. Ora serve uno sforzo in più per individuare i nuovi fenomeni criminali che ho definito 'Cosa Grigia'". Difficile ricostruire in modo cristallino le fasi e gli eventi che hanno portato alla cattura di un leader ben protetto da una rete di connivenza e omertà. Il posto più sicuro per lui era proprio la sua Sicilia.
Nel video l'intervista al giornalista investigativo Giacomo Di Girolamo
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