Cannabis coltivata in casa: in Italia dibattito aperto dopo la pronuncia della Cassazione
È un susseguirsi di dichiarazioni politiche dopo l'ok dalla Suprema Corte alla coltivazione domestica delle piante stupefacenti in “minime dimensioni” e per uso personale. Il dibattito è tra chi vede in questo un rischio, specie per i giovani, e chi accoglie la notizia come la rottura di un “tabù”. Sul piede di guerra il centro-destra. Il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga parla di "impostazione ideologica di 5 Stelle e Pd", per Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia la sentenza incentiva l'auto-produzione.
Critiche anche dalle comunità di recupero, come San Patrignano che prevede effetti negativi sull'educazione dei minori. Cresceranno sempre più, si legge in una nota, "nella convinzione che l'utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso”, verso la legalizzazione. La pronuncia della Cassazione pone una serie di paletti, ad esempio che il consumatore debba essere chi ha coltivato la pianta, con tecniche “rudimentali”. Non sono ammessi impianti di irrigazione, bilancini o strumenti di precisione.
Commenti positivi dall'area 5 Stelle e da +Europa. Per Emma Bonino la sentenza è il “risultato di 40 anni di impegno”. Da Sinistra Italiana-Leu Nicola Fratoianni l'ha definita una “scelta di giustizia e buon senso”. Da San Marino nei mesi scorsi è arrivata un'apertura preliminare sull'argomento, con l'approvazione dell'istanza d'Arengo sulla regolamentazione della cannabis per scopi ricreativi. Ma siamo ancora in una fase embrionale. In nord America, invece, un mese fa, lo scoppio della bolla della cannabis in borsa, dopo la liberalizzazione in una serie di Stati Usa e la legalizzazione piena in Canada, con il crollo dei titoli del settore dopo un boom iniziale.
Nel servizio, le dichiarazioni di Antonio Tajani (europarlamentare Forza Italia) e di Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni)