Una di pochi giorni fa, arrivata a mezzo stampa. E un'altra del 1997, da un cittadino che con nome e cognome indicò alla procura dove cercare il corpo di Cristina Golinucci, la ragazza scomparsa da Cesena, a 21 anni, il primo settembre del 1992. Entrambe le segnalazioni si riferivano agli stessi luoghi, dove però nessuno avrebbe mai cercato la giovane che si ritiene sia stata uccisa.
E ora la famiglia della vittima, attraverso l'avvocata Barbara Iannuccelli, porterà la circostanza all'attenzione della procura di Forlì: a metà dicembre il gip ha respinto la richiesta di archiviazione del fascicolo sul "cold case" cesenate, ordinando nuove indagini, in particolare l'audizione di testimoni che avrebbero visto qualcosa il giorno della scomparsa di Cristina.
La segnalazione dei giorni scorsi è stata riportata dal Corriere di Romagna: un ex dipendente di Romagna Acque frequentava, all'epoca dei fatti, le zone dove sparì la ragazza, i dintorni del convento dei Cappuccini dove la 21enne aveva un appuntamento con un religioso. Erano in corso gli scavi per un pozzo e lavori per lo smistamento dell'acquedotto comunale, sull'altro lato della via Dei Cappuccini, rispetto al parcheggio dove Cristina fermò l'auto.
"Il mio tarlo - ha spiegato il 69enne - è che se qualcuno ha fatto del male a Cristina in quel contesto dove c'erano scavi in corso e terra che veniva poi trasportata alla discarica di Rio Eremo, l'aggressore e omicida della ragazza avrebbe avuto gioco facile nel poterne seppellire il cadavere sotto uno strato di tufo. Visto che l'area era già molto scavata e della 'terra mossa' ulteriormente non avrebbe destato alcun tipo di sospetti".
Questa persona sarà contattata dal legale della famiglia Golinucci, che dagli atti dell'indagine ha trovato che già nel 1997 un cittadino inviò alla procura un appunto, relativo ai medesimi luoghi: "Cercate nel convento e dove l'Amga e l'Enel hanno scavato, nei pressi della cisterna, tutto in quel tempo". La domanda che si fanno i familiari è perché non si è mai cercato lì.