
Manuela Bianchi, nuora di Pierina Paganelli, ha raccontato di aver incontrato il vicino Louis Dassilva nel garage di via del Ciclamino poco dopo l’omicidio, avvenuto con 29 coltellate. Dassilva le avrebbe detto di tacere e di chiamare un vicino moldavo. Questo racconto, reso al pm Daniele Paci, ha portato Manuela a essere indagata per favoreggiamento personale, assistita dagli avvocati Nunzia e Davide Barzan. Tuttavia, la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Dassilva, ha definito la sua versione “un’opera di menzogna”, mentre i legali dell’uomo evidenziano incongruenze nel suo racconto.
Durante l’interrogatorio, Manuela ha dichiarato che i suoi ricordi erano confusi e di essersi sottoposta a ipnosi per chiarirli. La sua deposizione, inizialmente frammentaria, si è poi fatta più dettagliata. Ha raccontato che Dassilva era nervoso e le fece segno di tacere, aggiungendo che l’aveva vista abbracciare il vicino moldavo su sua richiesta per sviare i sospetti sulla loro relazione extraconiugale. Secondo la Procura, alcuni dettagli del suo racconto sono noti solo all’assassino.
Un altro elemento cruciale riguarda l’incidente che aveva ridotto in coma il marito di Manuela, Giuliano Saponi. Lei stessa ha sollevato dubbi su un possibile coinvolgimento di Dassilva, che chiamava la vittima e suo marito “mostri”. Manuela teme che le sue confidenze abbiano innescato una reazione incontrollabile in lui.
Dubbi emergono anche sulla chiamata al 118, in cui Manuela ha riferito che la suocera sembrava scivolata con dei barattoli in mano. Il pm Paci ha contestato questa versione, sostenendo che solo l’assassino poteva conoscere quel dettaglio. Il Resto del Carlino riporta che l’indagine è ancora aperta e che gli inquirenti valutano se la Bianchi abbia avuto un ruolo più attivo nel delitto. Louis Dassilva resta l’unico indagato, ma il suo legale insiste sull’inattendibilità delle accuse.