Erano in tanti ieri sera per l’incontro informativo “Connessi ad ogni costo” su inquinamento elettromagnetico e tecno-dipendenza con la psicologa Elisabetta Saviotti che ha messo in luce come l’uso di smartphone, tablet, videogiochi e di tutti gli apparati elettronici in genere, può produrre vere e proprie dipendenze. Ad aggravare la situazione c’è Ia massima vulnerabilità dei bambini (anche di pochi mesi) e degli adolescenti. La psicologa ha evidenziato tutte le problematiche (ansia, isolamento sociale, dispersione, fallimento scolastico, ecc) raccomandando che occorre prevenire, non consegnando ai bambini i cellulari almeno fino a 12-14 anni. Fausto Bersani si è soffermato su come il principio di precauzione (limiti di esposizione, valore di attenzione e obiettivi di qualità) introdotto con una legge del 2001 sia stato negli anni eroso dai legislatori, soprattutto con il Decreto Sviluppo del governo Monti del 2012. Un mercato a favore dello Stato, quello delle concessioni delle frequenze, enorme. Nella sola asta del 2018 lo Stato italiano ha incassato dalle compagnie telefoniche oltre 6,5 miliardi di euro. Dopo aver illustrato anche le procedure amministrative e le competenze dei vari enti riguardo l’installazione di nuove infrastrutture, il prof. Bersani ha concluso l’intervento esortando tutti a limitare al massimo l’esposizione a fonti di onde elettromagnetiche, anche quelle che potrebbero apparire le più innocue, preferendo le connessione cablate. Soprattutto la notte bisognerebbe evitare qualsiasi apparecchio acceso in camera da letto e preferire le telefonate in viva voce piuttosto, ad esempio, di utilizzare qualsiasi tipo di auricolare. L’intervento di Patrizia Gentilini, nota oncologa impegnata nella tutela della salute, è stato molto critico nei confronti dell’Istituto Superiore di Sanità che non mette in relazione l’esposizione a radiofrequenze dei telefonini con insorgenza di tumori cerebrali e l’uso comune del cellulare non è associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale, pur ammettendo che esistono incertezze sull’uso molto intenso e che non esistono studi sull’uso da parte dei bambini.
Per questi motivi la Gentilini e altri ricercatori chiedono che il rapporto dell’Istituto superiore di sanità venga ritirato e rielaborato al più presto.