EMERGENZA SANITARIA

Conte agli italiani: "Non posso dirvi che si riaprirà tutto il 14 aprile"

Il presidente del Consiglio annuncia l'arrivo di una "fase 2" ma solo se il comitato tecnico scientifico darà l'ok

Nessun rallentamento della stretta anti-coronavirus, per ora non cambia nulla. Il presidente del Consiglio lo ha ribadito ieri sera, confermando di aver firmato il nuovo decreto che proroga le restrizioni al 13 aprile. Partirà dunque una fase 2, ancora da studiare e da verificare. Nel consiglio dei ministri di domani, Conte porterà nuove misure economiche a sostegno delle imprese, così come spera di varare prima di Pasqua una sorta di nuova manovra. I numeri di oggi parlano di un aumento di 2.477 unità nei nuovi contagi, che sono oltre 83mila (83.049); 1.431 i guariti in più (18.278 totali), 760 i morti in un giorno (13.915), mentre i casi totali arrivano a 115.242 (4.668 in più). Intanto ieri, primo giorno di domande all'Inps per ottenere il bonus da 600 euro per i lavoratori autonomi ed altre categorie, il sito è andato in tilt, anche se oggi fonti dell'istituto parlato di un milione e mezzo di domande già andato a buon fine. Mentre anche il Vaticano comunica il suo settimo contagiato, un dipendente della Santa Sede già in isolamento per via della moglie positiva al Covid-19, nel mondo i casi di coronavirus si avvicinano alla soglia del milione, con 50mila morti, con oltre mezzo milione di infettati nella sola Europa. Secondo il presidente degli Stati Uniti Trump “i prossimi giorni saranno orribili”, e ci si prepara al peggio: secondo stime, il virus negli Usa potrebbe provocare fino a 240mila morti. La situazione più drammatica a New York, dove si fatica a gestire il numero crescente di vittime. Anche la Spagna conta fino a 950 vittime in un giorno, 10mila in totale. Cresce il numero di casi anche in Svizzera, mille in più ogni giorno, 18mila in totale con oltre 430 decessi, l'ufficio federale della sanità pubblica scrive che la Confederazione oggi ha una delle incidenze più alte, con Canton Ticino, Ginevra e Basilea più colpiti. Nelle Filippine il presidente Rodrigo Duterte ha ordinato alle forze di sicurezza di sparare “a morte” a chiunque causi problemi nelle aree chiuse a causa della pandemia da coronavirus: circa la metà dei 110 milioni di persone nel Paese è attualmente in quarantena.

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