Corte dei Conti promuove l'Emilia Romagna: debito ridotto di 41 mln
I conti tornano per la Regione Emilia-Romagna, che ha chiuso il 2019 con un saldo di competenza positivo tra entrate e spese di 440 milioni di euro, rispettando i vincoli del pareggio di bilancio e riducendo il debito di altri 41 milioni: oltre 236 in 5 anni, -32,5% da inizio legislatura. Il tutto senza alzare le tasse per cittadini e imprese, anzi la pressione fiscale si riduce nel quinquennio dal 6,62% del 2015 al 6,30% nel rapporto tra entrate tributarie e Pil regionale, con misure in senso opposto come l'abolizione dei superticket sanitari (un risparmio superiore ai 30 milioni annui) e stanziando i fondi (36 milioni nel triennio 2019-2021) per tagliare l'Irap alle aziende dei comuni montani, azzerandola per tre anni a quelle nuove.
E' quanto emerge dal giudizio di parifica sul rendiconto 2019 dell'Emilia-Romagna arrivato oggi dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. "Siamo soddisfatti della parificazione accordata dalla Corte dei Conti", ha detto l'assessore regionale al Bilancio Paolo Calvano. "La buona gestione del bilancio è fondamentale per lo sviluppo e la crescita della nostra comunità regionale e per fronteggiare al meglio la crisi dovuta al Covid-19". Per quanto riguarda invece la creazione del polo fieristico, con la fusione di Bologna, Parma e Rimini, i magistrati contabili evidenziano che "la situazione delle partecipazioni della Regione nelle società operanti nel settore fieristico dovrà essere oggetto di un'attenta valutazione ed adeguata motivazione in occasione della predisposizione del prossimo piano di razionalizzazione". In quanto "la progressiva riduzione della partecipazione pubblica (in particolare nella società Fiere di Parma spa) - si legge nella relazione della Corte dei Conti - e la diffusione dell'azionariato (conseguente alla quotazione in borsa della società Italian Exhibition Group spa, già Rimini Fiera spa) aumenta gli ostacoli alla possibilità di realizzare in concreto l'obiettivo di fusione dichiarato". Con l'ulteriore rischio, per Fiere di Parma spa, "di svalutazione della partecipazione pubblica quando da maggioritaria diventa minoritaria".