Crisi in Italia, il presidente Conte parlerà al Senato il 20 agosto
Il Senato ha votato la data di martedì prossimo con una maggioranza inedita: M5S, Partito Democratico e Misto
Il Senato ha deciso, si torna in aula il 20 agosto per le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dopo un dibattito infuocato durato un'ora, i senatori hanno respinto le mozioni presentate da un centrodestra di nuovo ricompattato, composto da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, che chiedeva di votare la mozione di sfiducia subito domani pomeriggio, dopo le commemorazioni, a Genova, della tragedia del Ponte Morandi. Ieri invece, alla conferenza dei capigruppo, si era formata una maggioranza inedita, composta da M5S, Partito Democratico e Misto, che avevano deciso la data del 20 agosto, maggioranza poi confermata anche dai voti in aula. Nel dibattito, sono volate accuse: ha iniziato la capogruppo di Forza Italia, Bernini, che ha detto “Siamo noi la vera opposizione a questo governo, non come chi sta preparando progetti contrari alla volontà popolare. Ci sarà da ridere – ha concluso – quando il partito di Bibbiano e quello del Vaffa Day si presenteranno insieme per governare”. Ha preso la parola Matteo Salvini, dal suo banco di senatore, e i toni si sono fatti incandescenti, non ha parlato di dimissioni da ministro dell'Interno, ma ha preso tutti in contropiede e rilanciato ai 5Stelle: “Volete il taglio dei parlamentari? Sfida accettata – ha detto – lo facciamo la settimana prossima, poi al voto il giorno dopo”. Risposta dei 5Stelle, il capogruppo Patuanelli ha detto “non possiamo votare il taglio se non viene ritirata la mozione di sfiducia, quindi ritiratela”. Lo scontro è stato in realtà tra i due Matteo, Salvini e Renzi, in aula e fuori, nel pomeriggio il senatore del Pd aveva tenuto una conferenza stampa in cui, senza mezzi termini, ha voluto lanciare l'appello a tutte le forze politiche per dar vita ad un governo, “io lo chiamo governo istituzionale o NoTax”, ha detto, per scongiurare l'aumento dell'Iva al 25% che, ha sottolineato, “porterebbe l'Italia ad una recessione peggiore di quella del 2011”. Non mette in dubbio l'unità del Pd chiesta da Zingaretti, ha chiarito, e lascerà che sia la segreteria a gestire la crisi. “Il tabellone di Palazzo Madama – ha concluso – mostrerà che un'altra maggioranza è possibile”, ed effettivamente è andata così.