Diffamazione: la Consulta cancella il carcere per i giornalisti; Verna: “Svolta storica”
Il carcere per i giornalisti è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta intervenendo sull'articolo 14 della vecchia legge sulla stampa, la 47 del 1948, che prevedeva obbligatoriamente la reclusione del giornalista da uno a sei anni e il pagamento di una multa, in caso di condanna passata in giudicato per diffamazione a mezzo stampa. Il carcere per la diffamazione resta, ma d'ora in poi si applicherà solo ai casi di eccezionale gravità. E questo principio varrà per tutti i cittadini, non solo per i giornalisti.
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“La Corte – si legge in una nota stampa della Consulta – preso atto del mancato intervento del legislatore, ha dichiarato incostituzionale l’articolo 13 della legge sulla stampa, mentre ha ritenuto compatibile con la Costituzione l’articolo 595, che prevede, per le ordinarie ipotesi di diffamazione compiute a mezzo stampa o di altra forma di pubblicità, la reclusione da sei mesi a tre anni oppure, in alternativa, il pagamento di una multa”.
I giudici della Suprema Corte hanno però sottolineato come resti “attuale la necessità di un complessivo intervento del legislatore in grado di assicurare un più adeguato bilanciamento tra libertà di manifestazione del pensiero e tutela della reputazione individuale, anche alla luce dei pericoli sempre maggiori connessi all'evoluzione dei mezzi di comunicazione, già evidenziati nell'ordinanza 132”.
“La Corte Costituzionale - commenta Carlo Verna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti - ha fatto la sua parte portando l’Italia nel solco della giurisprudenza di Strasburgo. Siamo soddisfatti la svolta è storica perché l’incubo del carcere in via ordinaria svanisce, mentre l’ipotesi dell’eccezionale gravità è residuale e comincia in concreto a porre dei distinguo tra colpa e dolo che potranno essere meglio definiti quando ci sarà la politica, il Lancillotto di questa vicenda”.
Una sentenza accolta con grande favore dai rappresentanti dei giornalisti. "E' una sentenza storica, ma a questo punto è fondamentale l'intervento del Parlamento", dicono all'unisono Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, e Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania.
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