Dopo il furto al rione Monti, le pietre d'inciampo sui deportati ebrei tornano al loro posto
Erano state divelte e portate via le 20 pietre d'inciampo poste davanti ai portoni di via della Madonna dei Monti, a pochi passi dalla Suburra, nel centro di Roma, per ricordare le vittime della Shoah deportate da quei palazzi. Erano lì dal 2012 per ricordare le famiglie Di Castro e Di Consiglio: la più piccola, Giuliana Colomba Di Castro, aveva solo 3 anni. La famiglia Di Consiglio fu tra le più colpite a Roma, nella razzia al Ghetto del 16 ottobre 1943, ma anche nella retata del 21 marzo 1944, quando oltre 20 persone furono deportate ad Auschwitz o uccise alle Fosse Ardeatine. I responsabili del furto non sono ancora stati individuati, ma nel frattempo le pietre d'inciampo, così chiamate perché chi vi si imbatte, anche casualmente, possa fermarsi e riflettere su quanto accaduto, sono state riposizionate nel rione Monti. Non sono le uniche della città. Nel quartiere Nomentano ad esempio, a piazza Bologna, sono stati proprio recentemente, e simbolicamente riportati a casa Rita Caviglia, Riccardo Di Segni e Gianna Di Segni. Sono gli zii e la cuginetta di Massimo Caviglia, oggi anche collaboratore della San Marino Rtv, presi dai nazisti nella loro casa, al civico 6, il 16 ottobre 1943. Rita Caviglia aveva 28 anni, Riccardo 34 e la loro figlioletta Gianna solo 2. Portati ad Auschwitz, nessuno di loro tornò mai più. Lo stesso Massimo, alla posa delle pietre davanti ad alcuni studenti, ha ricordato le parole della senatrice Liliana Segre, che recentemente ha ringraziato chi è sensibile nel trasmettere la memoria. “Se qualcuno – ha detto Caviglia – passando da queste parti, penserà alla storia di questa bambina, e di altri due milioni di bambini come lei, la memoria potrà aiutare a creare una società in cui non esista più l'odio per chi ha una religione o una pelle diversa”.
Francesca Biliotti