Governo Italia, è il giorno decisivo. Da Pd e M5S sì alla formazione di un nuovo esecutivo
Ok a Conte bis. I retroscena di Di Maio: "La Lega mi ha offerto la poltrona della presidenza del Consiglio pur di tornare insieme"
Il Partito Democratico ha dato la disponibilità per formare un nuovo governo al presidente Mattarella, anche il M5S ha comunicato il suo assenso, per un governo Conte-bis. Luigi Di Maio ha riferito incredibili retroscena, come la Lega che gli avrebbe offerto il ruolo di presidente del Consiglio pur di tornare al vecchio governo, offerta da lui rifiutata “perché – ha concluso – a me interessa il meglio per il Paese. L'endorsement di Trump - ha concluso il leader dei 5Stelle, facendo riferimento al tweet di gradimento scritto dal presidente degli Stati Uniti d'America nei confronti di Conte - ci fa capire che siamo sulla strada giusta". "Non scapperemo, noi, dalle promesse fatte agli italiani", ha poi aggiunto, rifilando un'altra frecciata alla Lega. La crisi di governo innescata da Matteo Salvini, che ha staccato la spina all'alleanza gialloverde, ha vissuto il suo culmine. Sono state giornate convulse, di trattative febbrili, di veti incrociati che hanno rischiato di far saltare tutto, ad ogni momento. Pd e M5S, si sa, non si amano: da quando, nel 2013, l'allora segretario Bersani provò a fare un'alleanza col Movimento, che ancora si trincerava dietro il mantra “mai alleanze con nessuno”, rivelatosi poi un'utopia. “Parliamo di temi e non di poltrone”, è il nuovo mantra di questi giorni, ma anche i nomi hanno la loro importanza. Il Pd via via ha fatto retromarcia sul no a Conte, “per responsabilità verso il Paese”, ha spiegato il segretario Zingaretti, all'ultima direzione che ha detto sì al nuovo governo. Sì quasi unanime, solo Richetti ha votato contro, mentre fuori Carlo Calenda restituiva la tessera di partito. Eloquenti, a tal proposito, le parole di Zingaretti dopo pochi minuti di colloquio col presidente, e dopo aver chiarito di aver accettato il nome del presidente del Consiglio proposto dal M5S “in quanto partito di maggioranza relativa”, ha specificato. Dal canto suo, in queste ore Luigi Di Maio è stato dipinto come colui che non voleva farsi da parte, né come vice presidente del Consiglio, né come esponente di primo piano, volendo per sé addirittura il ministero di Salvini, quello dell'Interno. Infine, c'è l'incognita Rousseau, la piattaforma della Casaleggio dove gli iscritti 5Stelle dovrebbero esprimersi sul governo, anche se dalle consultazioni della mattinata è trapelato che il Quirinale baserà le sue decisioni solo sulle dichiarazioni dei gruppi parlamentari. “E' un governo che nasce su indicazioni di Parigi, Berlino, Bruxelles – ha detto Salvini che torna a chiedere il voto – Dava fastidio un esecutivo che ridava dignità al Paese. Pd spudoratamente attaccato alle poltrone”, ha concluso.