Il contenimento del virus pesa sull'ambiente, fino a 440mila tonnellate di mascherine da smaltire
L'evoluzione delle soluzioni 'circolari' per contrastare l'incremento di rifiuti monouso
L'obbligo di utilizzo delle mascherine, che in Italia vanno indossate anche all'aperto se non si è in luoghi isolati, porterà ad un incremento non indifferente di rifiuti da portare a smaltimento. Secondo Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel 2020 i dispositivi di protezione individuale complessivamente utilizzati ammonteranno ad un volume di rifiuti compreso tra i 160mila e 440mila tonnellate. A queste – come riporta la ricercatrice Eleonora Maglia sul Sole 24 Ore – si somma l'incremento, rispetto al 2019, dell'8 per cento nei quantitativi di rifiuti plastici e al generalizzato orientamento (o riorientamento) dei consumatori verso la scelta di alimenti imballati, come rilevato da Corepla-Susdef.
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Altro dato da tenere in considerazione riguardano le mascherine disperse nell'ambiente. Il tutto potrebbe anche portare, secondo Maglia, un sovraccarico negli inceneritori. Come reagire dunque? La soluzione sta nell'economia circolare, campo in cui l'Italia eccelle da tempo. Si sta così pensando a processi di rigenerazione dei materiali per reimmetterli nel ciclo produttivo, in modo tale da massimizzarne il grado di utilizzo. Dal punto di vista progettuali occorrerebbe per prima cosa definire prototipi di filtri monouso e, soprattutto, monomateriale; creare, nelle aree di maggiore frequenza (come i supermercati), punti di raccolta dei filtri utilizzati e pensare a sistemi di ricompensa affinché diventi un'abitudine virtuosa.