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Il 'pirata' Giulio Lolli fu condannato a morte in Libia

Trasmessi gli atti, attualmente è detenuto in Italia

12 apr 2025
Il 'pirata' Giulio Lolli fu condannato a morte in Libia

Giulio Lolli a Tripoli nel 2019 fu condannato alla pena di morte sostituita poi con l'ergastolo. L'informazione emerge dalle sentenze libiche recentemente trasmesse per le via diplomatiche attraverso le ambasciate italiana e libica. L'imprenditore bolognese, finito a processo e condannato a Rimini e a Bologna per le vicende della Rimini Yacht, fuggito in Libia ed estradato nel 2019 sotto l'impulso della Procura della Repubblica di Rimini e quindi del sostituto procuratore Davide Ercolani, è attualmente in carcere in Italia.

Lo stesso Lolli in una lunga nota lo scorso gennaio attraverso il suo avvocato, Claudia Serafini, si era detto "indignato" per la scarcerazione di Almasri Osama Najeen, uno dei suoi carcerieri. Nel fascicolo libico su Lolli vengono riepilogati alcuni fatti accaduti in Libia. A partire dall'arresto per possesso di una pistola da 6 mm. In base al resoconto, nel 2015 Lolli era riuscito a vendere 5 imbarcazioni di cui una al Ministero del petrolio per 220 000 euro. In quello stesso anno, tra marzo e aprile 2015, le autorità libiche lo avevano intercettarono in diversi viaggi per mare. Il "pirata" che si faceva chiamare Karim dopo la conversione all'Islam trasportava cassette di pronto soccorso e persone da un porto all'altro della Libia. A quell'epoca avrebbe lavorato per Taha AI-Misrati, un comandante militare che aveva occupato una larga parte del porto di Tripoli. Ma i guai quelli veri che lo porteranno ad una sentenza di pena di morte arrivano durante la rivoluzione.

Lolli, come si legge nel resoconto libico era "uno straniero di nazionalità italiana senza collegamento con la vicenda libica, era ciò che tecnicamente è chiamato un mercenario. Per ciò le sue azioni hanno causato frammentazione e divisione della società libica". "Affiliato ai membri della Shura di Bengasi a cui vendeva le barche aveva poi fatto una serie di viaggi durante i quali aveva trasportato rifornimenti, sempre accompagnato da un gruppo armato di quattro o sei persone.

Detti e crimini - riportano ancora i documenti libici - hanno danneggiato la sicurezza interna dello Stato per cui la Corte l'ha condannato a morte ma ha applicato l'art. 29 codice penale libico sostituendo tale pena con l'ergastolo". Durante la detenzione in attesa di essere estradato in Italia come chiesto dalla Procura di Rimini, Lolli ha raccontato di essere stato torturato da Almasri. La fama del "pirata" di Bertinoro, condannato a Roma per traffico d'armi, è arrivata fino ad Hollywood dove pare abbia interessato il registra Oliver Stone. Stone inoltre a Bologna ha incontrato il pm Ercolani dal quale ha ricevuto un "abstract" della conclusa vicenda giudiziaria di Lolli.





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