Il premier Giorgia Meloni traccia il bilancio dopo il Consiglio Europeo
Il giorno dopo il grande freddo con la Francia per l'incontro a tre, Macron - Scholz - Zelensky, organizzato da Parigi senza l'Italia dodici ore prima del consiglio europeo – Giorgia Meloni prova voltare pagina, esaltando i lavori del vertice che ha affrontato la questione, centrale per l'Italia, dei migranti. Il Consiglio ha riconosciuto la migrazione come sfida che richiede una risposta comune: l'intenzione è quella di difendere i confini esterni stanziando fondi per installare, sulla terraferma, telecamere, torri di controllo e dispositivi di sorveglianza elettronica. Barriere e tecnologia che però poco possono in mare, i confini che interessano di più l'Italia. Come chiesto da Roma il l'Unione ha riconosciuto la "specificità delle frontiere marittime", decisione che apre alla possibilità di fare trattative mirate per la gestione della migrazione da sud, cioè dal Mediterraneo. Sarà però la prossima riunione del Consiglio, a fine marzo, a tradurre nei fatti concreti un approccio comunitario alle soluzioni per chi viene dal mare, legando l'accoglienza alla redistribuzione, intervenendo anche sulla questione delle Ong che fanno operazioni di soccorso, organizzazioni finite nel mirino del governo italiano. Di concreto ancora c'è poco, ma Giorgia Meloni, al momento, non sembra cambiare la politica nei confronti di Bruxelles: prudenza e non contrapposizione nonostante la prova di forza dell'asse franco-tedesco. D'altra parte l'Italia ha troppi delicati dossier aperti , Pnrr, debito pubblico e ora anche la questione balneari, per permettersi il muro contro muro nei confronti dell'Unione Europea.
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