In vista delle Europee, partiti alle prese con le liste. E non mancano distinguo e malumori
A poco più di due mesi dal rinnovo del Parlamento europeo i partiti italiani sono alle prese con la formazione delle liste dei candidati. Tra le forze della maggioranza i nodi da sciogliere riguardano soprattutto la Lega: nel Carroccio in forse la candidatura del Governatore del Veneto Zaia, che non vede di buon occhio la destinazione Strasburgo, e quella del Generale Vannacci, sponsorizzato da Salvini, ma non da tutti gli esponenti di via Bellerio, in disaccordo con le posizioni dell'autore del “Mondo al contrario”. In Fratelli d'Italia si attende solo l'ufficialità della candidatura di Giorgia Meloni, mentre Forza Italia non fa misteri dell'impegno in prima persona del segretario Antonio Tajani.
Le opposizioni registrano invece la costituzione di una “lista di scopo” che, per superare lo sbarramento del 4%, vede insieme esponenti di +Europa, Emma Bonino in primis, Italia Viva, il Psi, i Radicali e i libdem di Volt. Nei Cinquestelle Conte ha deciso di non candidarsi - un leader che scende in campo sapendo poi di rinunciare al seggio è un inganno per i cittadini, dice - ma è nel Pd che la tensione è alle stelle: la leader Elly Schlein vorrebbe come capolista candidate civiche, ma ciò suscita i malumori delle eurodeputate uscenti, e dei leader del partito - Bonaccini tra questi - che si vedrebbero messi in lista in posizioni di secondo piano. La polemica dell'ultima ora è sull'ipotesi di candidare l'ex direttore di avvenire Marco Tarquinio, ritenuto da una parte del Pd troppo lontano dalle posizioni atlantiste del partito sulla guerra in Ucraina.
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