Inchiesta Covid: 17 indagati a Bergamo con l'ipotesi di epidemia colposa
"Siamo al paradosso in cui un magistrato a distanza di anni decide che ci sia un'epidemia colposa" dichiara Maurizio Lupi
A Montecitorio c'è poca voglia di parlare dell'inchiesta che sta mettendo sul banco degli imputati il governo di Roma e quello della Regione Lombardia per le misure adottate, o meglio non adottate, tra il febbraio e l'aprile 2020, quando nel bergamasco esplose il focolaio di covid più grave della storia della pandemia in Italia. Nessuno, o quasi , vuole commentare le azioni di un governo nazionale, Il Conte 2 , sostenuto dal centrosinistra e di un governo regionale, quello Fontana, appoggiato dal centrodestra. Chi parla attacca l'inchiesta. "Siamo al paradosso in cui un magistrato a distanza di anni decide che ci sia un'epidemia colposa. - dichiara Maurizio Lupi di Noi Moderati - Ma dove è vissuto questo magistrato? Indipendentemente da chi era il governo era evidente a tutti che era un nemico sconosciuto, non solo in Italia. Ma di che reati stiamo parlando?"
A Bergamo, i morti di Covid certificati, dopo un tampone positivo, furono 3.100, tra fine febbraio e la fine di aprile 2020, nello stesso periodo i decessi complessivi in tutta la provincia furono 6.200. La Procura di Bergamo, ha chiuso l’inchiesta per 17 indagati con la principale ipotesi di epidemia colposa. Per l’allora premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza gli atti sono diretti a Brescia, al tribunale dei ministri, il centro dell’inchiesta rimarrà a Bergamo e tra gli indagati ci sono il presidente della Regione Lombardia appena confermato Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, l’allora coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli e l’allora direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito.
Secondo i pm si perse tempo e si sottovalutarono i rischi, si sarebbero potute salvare 4.000 persone con una chiusura, dal 27 febbraio, della Val Seriana. ''Di fronte a migliaia di morti e di fronte a delle consulenze che ci dicono che questi potevano essere anche eventualmente evitati, noi non potevamo chiudere l'inchiesta con una archiviazione '', ha detto il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani.
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