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Manovra di bilancio, si prospetta aumento delle pensioni minime

Sacrifici saranno richiesti a tutta la pubblica amministrazione

di Francesca Biliotti
23 ott 2024
Giancarlo Giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Non saranno solo le banche a dover fare sacrifici con la prossima manovra, aveva premesso il ministro dell'Economia Giorgetti. In realtà le banche non li faranno granché: non sono colpite da nuove tasse, si tratta di anticipi di cassa, che verranno recuperati. In sostanza, i 3,5 miliardi di euro che arriveranno da questa operazione, sono solo un prestito. Sacrifici verranno invece chiesti a tutta la pubblica amministrazione, la stretta alla spesa riguarderà imprese, autorità, istituti di ricerca, enti pubblici. Tutte le migliaia di soggetti giuridici che ricevono contributi dallo Stato. A loro si applicherà il nuovo tetto alla retribuzione, onnicomprensivo, di 160mila euro lordi annui, un bel taglio rispetto al tetto attuale che è poco più di 240mila. Su questo Forza Italia esprime già dubbi. Esistono comunque eccezioni, lo Stretto di Messina Spa, ad esempio, che si occupa del progetto del famigerato Ponte, ha una deroga specifica che è stata introdotta nel 2023.

Tra le buone notizie della legge di bilancio, il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef, che diventano strutturali, il probabile aumento delle pensioni minime a 621 euro, con un +2,7%, inoltre dovrebbe essere introdotta la possibilità di usare i fondi integrativi alimentati col Tfr per consentire di andare in pensione a coloro che non hanno raggiungo l'importo dell'assegno sociale col sistema contributivo e andare così in pensione di vecchiaia a 67 anni. Cambia anche il sistema delle detrazioni fiscali, che diventano vincolate al reddito e al numero dei figli. Confindustria vorrebbe l'Ires premiale, per chi mantiene il 70% degli utili nell'azienda usandone una parte per investirli in tecnologia, produttività, welfare e formazione. Servono investimenti, dicono gli industriali, che hanno già corretto al ribasso le stime sulla crescita del Pil, abbassando la percentuale da 0,9% a 0,8%.





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