Omicidio alla Stazione: volontario e premeditato o preterintenzionale?
Antonio Rapisura, dal carcere, ripete che non voleva uccidere. Rischia l'ergastolo
Non lo voleva uccidere ma solo far cessare le 'avances' alla moglie. E' ciò che continua a ripetere il 51enne filippino Antonio Rapisura dal carcere dei Casetti dove si trova dal 21 dicembre quando è stato arrestato dalla Squadra Mobile ad un mese esatto dall'omicidio del connazionale 74enne, Galileo Landicho. Un solo fendente non alla gola, pare, ma alla nuca, sferrato da tergo, dall'alto verso il basso, che ha tranciato l'arteria cervicale. L'arma del delitto non è stata ritrovata ma Rapisura sostiene di aver colpito con una roncola – un piccolo coltello da giardiniere con lama ricurva - che ha gettato in un cassonetto.
Per gli inquirenti invece potrebbe essere stato utilizzato un coltello a serramanico con doppia lama. Le modalità dell'omicidio e l'arma usata, più o meno offensiva, potrebbero fare la differenza all'esito del processo. Anche se la difesa dell'uomo - sostenuta dagli avvocati Alessandro Petrillo e Monica Rossi - non si sbottona è verosimile che punti a far cadere l'ipotesi della premeditazione – con la quale Rapisura rischia l'ergastolo – avvalorando invece la tesi dell'omicidio preterintenzionale, con pena massima di 18 anni.
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