Omicidio del college, il marito della vittima non si arrende: "Riaprite il caso"
La famiglia di Floride Cesaretti - portinaia in un collegio universitario a Urbino uccisa nel '98 - chiede la verità
Un delitto efferato ancora senza soluzione: era il 27 novembre '98 quando Floride Cesaretti, portinaia in un collegio universitario a Urbino, fu uccisa con 22 colpi di badile alla testa: una violenza inaudita. Durante il turno di notte, la donna fu aggredita nei pressi della guardiola, lungo una scala che conduce a uno scantinato, e assassinata. L'omicida ebbe il tempo di ripulirsi in un bagno vicino per poi spostare il corpo nella stanza e dileguarsi.
Numerose le piste, in primis quella di un furto finito in omicidio, insieme a interrogatori, test del Dna, ma senza successo. Dopo tanti anni una possibile svolta: il marito della vittima, Stellindo Denti, non si arrende e chiede di riaprire il caso. E parla di sospetti su un ex docente universitario.
La famiglia dice di sentirsi "abbandonata" dalla istituzioni e intende arrivare alla verità. Marco Cassiani, avvocato della famiglia, segue la parte risarcitoria. Secondo i familiari, l'ente che gestisce i collegi non garantì, in sostanza, la sicurezza sul posto di lavoro. Si è arrivati in Cassazione che ha rinviato la sentenza alla Corte d'Appello. Quest'ultima, spiega Cassiani, “ha ritenuto non ci fosse la prova del danno”. Dunque si è tornati in Cassazione e si attende la pronuncia.
Nel servizio le interviste a Stellindo Denti (marito della vittima) e a Marco Cassiani (avvocato della famiglia)