ESTERI

Profondo cordoglio per la morte di Alessandro Parini, vittima di un attentato terroristico a Tel Aviv

Qualunque luogo può essere un target, nell'attuale spirale di violenze. Lo dimostra la tragica vicenda di Alessandro Parini: giovane e brillante avvocato romano, in vacanza a Tel Aviv. Falciato da un'auto lanciata a folle velocità sul lungomare. Nell'attacco anche 7 feriti, tra i quali britannici e altri due italiani, “non gravi”. Ha colpito nel mucchio, il terrorista; cercando di provocare il maggior numero di vittime, prima di essere eliminato. Si tratterebbe di un arabo israeliano di 45 anni. Hamas e Jihad islamica hanno parlato di “operazione di alto livello”; un rancore cieco, alimenta l'escalation. Uccise ieri in Cisgiordania due giovani sorelle israeliane.

Lo Stato Ebraico reagisce con raid mirati, ai lanci di razzi dei gruppi armati palestinesi; provenienti anche dal Libano, con il probabile placet dell'Iran. Atti di violenza condannati dall'Alto Rappresentante UE; al contempo Borrell ha stigmatizzato gli incidenti avvenuti nei luoghi Santi, ricordando l'uso della forza - della polizia israeliana – all'interno della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. La scintilla, che ha fatto divampare l'incendio. Ennesimo focolaio di crisi di questa fase storica.

Alta tensione ad esempio nello stretto di Taiwan, con l'inizio delle manovre militari cinesi intorno all'isola. Taipei parla di “espansionismo autoritario” di Pechino. Un “monito” - replicano i vertici militari della Repubblica Popolare – contro la collusione tra “forze separatiste” ed attori esterni, e le loro “attività provocatorie”. Dichiarazioni che fanno seguito alle accuse all'Occidente – e in particolare a Washington – circa l'applicazione di “doppi standard” sul tema della sovranità e del diritto internazionale. E ciò facendo parallelismi con la crisi ucraina.

Sta facendo rumore la fuga di notizie relativa a presunti dati top secret di NATO e Stati Uniti, relativi al rafforzamento dell'esercito di Kiev in vista dell'annunciata controffensiva. Esperti sospettano una parziale manipolazione dei documenti; i dati dei caduti in battaglia, ad esempio, sarebbero clamorosamente diversi rispetto alle stime filtrate fino ad ora in Occidente. Altro elemento che crea imbarazzo – pur essendo stato già ipotizzato da vari analisti –, la presenza in Ucraina di uomini delle forze speciali di Paesi dell'Alleanza Atlantica. Nessuna conferma, però. Guerra cognitiva tra Kiev e Mosca, che si accusano reciprocamente di disinformazione. Già segnalata, intanto, la presenza sui social di altri documenti classificati della sicurezza americana; relativi anche al quadrante mediorientale e alla Cina. 

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