"È da 30 anni che il centrosinistra propone di ridurre il numero dei parlamentari". Il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, spiega che voterà Sì al referendum del 20 e il 21 settembre.
Il referendum chiama gli elettori a decidere sulla riduzione di un terzo del numero dei parlamentari di Camera e Senato. Avrebbe dovuto svolgersi lo scorso 29 marzo, ma era stato rimandato a causa dell’epidemia da coronavirus.
Riguardo alle fazioni politiche, il Movimento 5 Stelle ha portato avanti e sostenuto la riforma all'interno lunga campagna “anti-casta”. Favorevoli anche Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Alcuni piccoli partiti, come i Radicali e Sinistra Italiana, e numerosi singoli parlamentari sparsi tra vari gruppi sono invece contrari alla riforma. All'interno del Pd le cose sono complicate e le posizioni non sono nette.
"L'antipolitica cresce - osserva - quando la politica promette per anni cose che non mantiene". "Rendere il Parlamento meno pletorico e le Camere più funzionali nel loro lavoro non è un salto nel buio", rimarca Bonaccini, secondo il quale "occorrerebbe superare il bicameralismo paritario, semplificare il procedimento legislativo, varare una legge elettorale conseguente. Erano le cose previste dalla riforma del 2016 che non superò il referendum". "È convocata la Direzione nazionale e auspico che il Pd ne esca con una linea chiara e condivisa. Sarebbe sbagliato arrivare al referendum in ordine sparso", dichiara Bonaccini. "Che ogni cittadino voti come crede è sacrosanto, ma non siamo davanti ad un problema di coscienza, un partito deve avere una posizione".
Apparentemente il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, considera sbagliata la modifica costituzionale sul numero dei parlamentari – che il PD ha approvato – a meno che non si approvi una nuova legge elettorale.
Maurizio Martina, deputato del Pd, è d’accordo con Bonaccini: "Dobbiamo dirlo onestamente e mi rivolgo anche ai miei colleghi nel Pd che sono contrari alla riforma: 945 parlamentari sono troppi e il Parlamento deve essere in grado di autoriformarsi". Per Martina, intervistato da Il Fatto Quotidiano, dunque, i dem devono sostenere il sì. "Lo dice la nostra storia: le nostre riforme costituzionali lo prevedevano e non si può dire no oggi solo perché l'hanno voluto i 5 Stelle". "Il mio sarà un voto favorevole e anti-populista. Penso che tagliare il numero dei parlamentari sia utile. É un'occasione unica per dimostrare che il Parlamento si può autoriformare".
E continua: "Io avrei preferito una soluzione in grado di toccare anche il bicameralismo, ma penso che la riforma attuale debba essere accompagnata con tre correttivi: l'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, l'adeguamento della rappresentanza regionale nell'elezione del Presidente della Repubblica e il superamento della base regionale del Senato”.