Un esercizio doveroso per quanto necessario. Gli inquirenti hanno ricostruito, grazie a diverse testimonianze dirette, gli ultimi istanti di vita di Giulia e Alessia Pisanu, travolte domenica mattina dal Frecciarossa in transito alla stazione di Riccione. Il macchinista vede le figure sul binario 1; una – pare – seduta, l'altra che tenta di spostarla. Le giovani sono lì da 12 secondi. Suona il fischio e aziona il freno. Troppo tardi. Sarà impossibile sapere il motivo del gesto. È invece certo che le due sorelle avevano trascorso la serata al Peter Pan, poi sono state accompagnate alla stazione di Riccione – sono arrivate alle 6.50 di mattino – da un ragazzo incontrato fuori dalla discoteca. Durante il tragitto chiamano, col cellulare del ragazzo, il padre per rassicurarlo: “Stiamo tornando”. Il ragazzo che le ha fatte salire in macchina racconterà agli agenti della Polfer di non averle trovate “alterate”, ma solo molto stanche. Arrivate a destinazione, la maggiore racconta al barista che le hanno rubato borsa e telefono e non ha denaro con sé. Poi l'irreparabile. Per la Procura è impossibile effettuare autopsia ed esami tossicologici sui corpi delle ragazze. Ed intanto ha “assolto” la stazione da ogni responsabilità; nessuna anomalia nei sistemi di sicurezza. A casa Pisanu, a Castenaso, e in stazione vengono deposti mazzi di fiori, simili a quelli che Alessia, la minore, era solita disegnare al liceo artistico Arcangeli di Bologna, che sul suo sito internet le dedica un ricordo, pubblicando proprio due fiori, un narciso e una magnolia. Spezzati alle 7 di domenica 31 luglio.