Rimini: falsi certificati per vaccini, 19 genitori a processo
Si è aperto il processo davanti al Tribunale monocratico di Rimini per i 19 genitori che, grazie alla compiacenza di un medico di Pesaro, avevano ottenuto per i figli la certificazione di avvenuta somministrazione di vaccini obbligatori per l'iscrizione al nido o alle scuole d'infanzia, nel biennio 2016-2017. Vaccini, come aveva poi scoperto l'Ausl, che non erano mai stati realmente eseguiti. Oggi in aula sono stati ascoltati i carabinieri di Riccione che avviarono l'indagine nel 2018 e i militari dell'Arma del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Parma.
Gli specialisti dei carabinieri, infatti, attraverso una metodologia per la ricerca di incisioni e di scrittura latente, hanno scoperto come la gran parte dei certificati di vaccinazione rilasciati dal medico di Pesaro fossero falsi. Pare infatti che il professionista fosse un convinto no vax e nonostante l'inchiesta fosse stata aperta inizialmente con l'ipotesi di corruzione, sotto indagine per falso sono finiti i soli genitori. Il medico già ultraottantenne all'epoca delle prime denunce è deceduto prima che la Procura emettesse il decreto di citazione a giudizio.
I genitori, quasi tutti residenti tra Montescudo Montecolombo, Gemmano e Riccione - difesi dagli avvocati Diego Pensalfini, Monica Castiglioni, Paola Zoli, Stefano Leardini e Isabella Gianpaoli - avrebbero versato al medico 100 euro per ogni certificato falso di avvenuta vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse, o per prevenire morbillo, rosolia e varicella. Le indagini dei carabinieri partirono nel maggio del 2018 per un richiamo vaccinale di una bambina. Ai medici dell'Ausl la mamma della piccola raccontò che per colpa del marito la figlia non aveva mai fatto le vaccinazioni e che, grazie all'anziano medico, aveva ottenuto le certificazioni.
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