Rimini: processo Tecnopolo e Acquarena, chieste condanne per 13
Diciotto indagati, otto anni tra indagine e processo, due parti civili come Comune di Rimini e Regione Emilia-Romagna, 14 anni di reclusione complessivi chiesti dal pubblico ministero, Annadomenica Gallucci, per 13 imputati, oltre a cinque assoluzioni. Questi i numeri del lungo processo Acquarena-Tecnopolo, che prende il nome da due importanti lavori pubblici del comune riminese, uno mai realizzato e l'altro inaugurato e funzionante. L'inchiesta, partita nel 2015 da ambienti politici del Comune con la denuncia dell'allora assessore ai Lavori Pubblici, Roberto Biagini, è arrivata alle battute finali con le richieste di condanna fatte dal pubblico ministero Gallucci.
Due le prossime udienze, fissate il 23 e il 24 febbraio. dopodiché ci sarà la sentenza di primo grado su quello che fu uno scossone all'interno dell'amministrazione pubblica riminese con propagazioni nel Pd regionale. Quasi otto anni fa, l'ex assessore ai Lavori pubblici Biagini presentò una denuncia riguardante gli appalti del Comune di Rimini per Acquarena e Tecnopolo. Condotta dalla Guardia di Finanza e divisa poi in diversi stralci a Rimini, Bologna e Pesaro, l'indagine si fondava sull'ipotesi di turbativa d'asta e falso per l'appalto di Acquarena e falsità materiale, ideologica e truffa aggravata e aveva finito per sfiorare anche l'allora capo di gabinetto del sindaco di quegli anni. A processo però erano finiti nel 2019 tre dipendenti comunali, Massimo Totti, dirigente dell'Unità progetti speciali del Comune, Pierpaolo Messina, direttore dei lavori del Tecnopolo, e Donata Bigazzi, l'architetto collaudatore.
Per questi le richieste del pm oggi vanno da un anno e tre mesi ad un anno. Si aggiungono imprenditori, tecnici e professionisti. Al centro delle accuse una dichiarazione di completamento lavori del Tecnopolo e la certificazione di collaudo per ottenere il finanziamento di un milione e 350mila euro dalla Regione. Per l'altro appalto sotto la lente di ingrandimento della Gdf, 'Aquarena', il processo si sta concludendo per Mirco Ragazzi, modenese titolare di una società di consulenza il cosiddetto 'facilitatore' a cui la ditta Axia si era rivolta per essere supportata nella gara d'appalto. Per Ragazzi, il pm ha chiesto una condanna a un anno e un mese. Secondo le accuse, per partecipare alla gara d'appalto per Acquarena avevano prodotto una documentazione bancaria fasulla che veniva retrodatata, così da dimostrare il coinvolgimento di istituti bancari, in data anteriore alla data di scadenza della presentazione delle offerte. Per Acquarena il Comune di Rimini si è costituito parte civile, mentre per Tecnopolo la parte civile è la Regione Emilia Romagna.
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