RIMINI

"Rimini4Gaza": iniziativa di alcuni sanitari dell'Infermi a tutela dei colleghi in prima linea

374 quelli uccisi nella "Striscia" e 6 sono morti nell'attacco del 7 ottobre. Per sensibilizzare verranno collocate in corsia alcune sagome delle vittime. La Lega polemizza e ipotizza "anti-ebraismo". L'Ausl Romagna respinge le accuse e autorizza

Sagome di sanitari uccisi nel conflitto che si sta consumando a Gaza e in Israele che verranno collocate prossimamente all'interno dell'Ospedale di Rimini per far riflettere sull'orrore della guerra che non risparmia neppure medici e paramedici impegnati a curare feriti e salvare vite. Sei quelli morti il 7 ottobre nei kibbuz con l'attacco di Hamas, 374 hanno invece perso la vita nella “Striscia” sotto i bombardamenti israeliani. 

A “Rimini4Gaza” hanno finora aderito 14 sanitari e i promotori avvieranno una serie di iniziative, con l'hashtag “#NotATarget” per coinvolgere altri colleghi ma anche per raccogliere firme e fondi per sensibilizzare la popolazione e sostenere i sanitari in prima linea: “Ad Hamas e Israele – dichiara il medico dell'Infermi Giovanni Giuliani – chiediamo quello che è stato già chiesto dalla Corte di Giustizia dell'Aja e da una risoluzione Onu: il cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi, una tregua e una pace duratura”.

I promotori si dichiarano indipendenti e parlano di iniziativa 'apolitica' ma ancora prima di essere ufficializzata “Rimini4Gaza” è stata oggetto di critiche sui canali social “Lega – Salvini Premier” e di una interrogazione al Ministro Schillaci, da parte del Segretario della Lega Romagna Jacopo Morrone, in cui si ipotizza “ideologia politica di parte e potenziale fonte di intolleranza anti-ebraica, inconferente rispetto alla missione della sanità pubblica".

“Rimini4Gaza” intanto ha ricevuto l'appoggio dell'Assessore di Rimini alla Sanità Kristian Gianfreda e l'autorizzazione dell'Ausl Romagna: “È una tema di diritti e di doveri. Come medici – afferma la Direttrice Sanitaria Ausl Romagna Francesca Bravi – tutti noi abbiamo fatto il giuramento di Ippocrate e da questo punto di vista, semplicemente, ribadiamo quello che abbiamo giurato e cioè che dobbiamo tutelare la salute in qualsiasi luogo e in qualsiasi situazione. Quindi è approvazione, sostegno e autorizzazione nei confronti di operatori sanitari che lavorano in ogni area del mondo e in ogni genere di situazione, quindi anche in aree di conflitto”.

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