Seconda guerra mondiale: a Bellaria e Talamello medaglie commemorative ai figli dei soldati
Le storie di Antonio Zanotti, Mario Masini, Lino Gessi, Luigi Luzi, Evaristo Piastra e Angelo Urbinati
“Loro non moriranno finché non li dimenticheremo”. Così Silvio Biondi, presidente dell'Associazione Kairos, spiega il significato più profondo delle medaglie commemorative del Ministero della Difesa. Due cerimonie per consegnarle ai figli dei soldati che combatterono nella seconda guerra mondiale. La prima a Bellaria proprio il 25 aprile. Tre gli insigniti. Il Caporalmaggiore Antonio Zanotti, impegnato nella difesa costiera in Sicilia e nella guerra in Libia. Nel '43 venne catturato e imprigionato per tre anni dagli angloamericani. A ritirare la medaglia sua figlia Cristina. Anche Mario Masini era un caporalmaggiore. Inviato sul fronte greco-albanese, morì a 29 anni per le gravi ferite riportate in battaglia. Lasciò la moglie e un figlio, Giuseppe, che ritira l'onorificenza. Lino Gessi fu richiamato alle armi nel '40 e inviato l'anno dopo in Albania. Rientrato in Italia prestò servizio fino al '44 in un reggimento di fanteria nel Sud Italia. Per lui la figlia Elena.
Il 25 aprile commemora la ritirata dei tedeschi e dei repubblichini: ebbene, ciò fu possibile grazie allo sfondamento, in Romagna, della Linea Gotica da parte degli Alleati e alle azioni di guerriglia dei partigiani. Di questo ha parlato Daniele Cesaretti, sammarinese appassionato di storia, nella sua conferenza nell'ambito della seconda cerimonia a Talamello: "Ho trattato tutta la fase antecedente, dalla conquista di Roma all'approccio alla Linea Gotica - spiega Cesaretti -, che è un capitolo inedito perché non è mai stato trattato e comprende migliaia di morti tra gli Alleati". Questo dunque il contesto storico in cui gli insigniti prestarono servizio: periodo buio per l'Italia e una sofferenza da ricordare per i soldati, segnati dagli orrori della guerra. "Siamo qui per onorare le persone che hanno lottato - commenta Pasquale Novelli, sindaco di Talamello - affinché noi oggi godessimo di pace e serenità".
Altri tre gli insigniti a Talamello. Luigi Luzi, impegnato nella campagna d'Africa, fu ferito da una bomba a mano, che uccise davanti a lui tre suoi compagni. Catturato dagli inglesi, venne internato due anni in Algeria. "Il ricordo rimane sempre vivo - racconta il figlio, Mario Luzi -. Luigi parlava poco della guerra, ma so che ha subito torture durante la prigionia. Non c'era da mangiare, non c'era igiene, non c'era niente". Evaristo Piastra fu inviato come mitragliere nella guerra in Balcania, sul fronte albanese. A ritirare la medaglia uno dei due figli, Pierangelo. "Ha fatto tanti mestieri per mantenere la famiglia - ricorda Pierangelo -. In guerra ha fatto la campagna dell'ex Jugoslavia e al ritorno il suo reggimento è stato decimato: è stato fortunato a salvarsi". Angelo Urbinati fu chiamato alle armi nel '40 per la difesa costiera. Prima della guerra era un minatore, dopo fu calzolaio, cuoco e tanto altro. Di lui la figlia Liviana ricorda l'amore e la dedizione per la famiglia e il dolore per i ricordi di guerra. "E' sempre stata una persona molto umana e disponibile ad aiutare gli altri - sottolinea Liviana -. Diceva che la guerra è stata molto dura: ha visto uccidere bambini e per questo preferiva non parlarne".
Nel video le interviste a Daniele Cesaretti, Pasquale Novelli (sindaco di Talamello), Mario Luzi, Pierangelo Piastra e Liviana Urbinati
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