Simboli elettorali, c'è anche il Partito della Follia
Depositati i primi contrassegni al ministero dell'Interno: non manca nemmeno il Sacro Romano Impero
Ci sono i Gilet arancioni del generale Pappalardo, si rivede Clemente Mastella, ma anche il Partito della Follia, in abito da sposa, il cui promotore non è nuovo alle tornate elettorali. Sono solo alcuni dei simboli depositati al Viminale, tra i primi in assoluto anche il Sacro Romano Impero cattolico e pacifista. Fino a domenica potranno consegnare il proprio logo, per sperare di essere ammessi e finire sulla scheda elettorale. Per i candidati, c'è tempo fino al 20 agosto: nel M5S non ci saranno Alessandro Di Battista, che ha detto di non fidarsi più di Beppe Grillo, né Rocco Casalino, ma nemmeno Virginia Raggi, ex sindaca di Roma, che pure contesta la decisione e va allo scontro con Giuseppe Conte. Secondo il presidente della Camera Roberto Fico, l'obiettivo del 10% per il Movimento “è abbondantemente superabile”, ma ritiene che la rottura col Pd sia stata “frettolosa”. Il centrodestra ha reso pubblico l'accordo quadro di governo, tra le priorità l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Berlusconi si attira le ire degli avversari, dicendo che una volta entrata in vigore, Mattarella dovrebbe dimettersi. Perfino Ignazio La Russa, Fratelli d'Italia, lo bacchetta: “Prematuro discutere oggi il tema di Mattarella”, dice. “Non l'ho mai attaccato – si difende il presidente di Forza Italia – ho detto una ovvietà”. E continua con le sue pillole di programma al giorno. Proprio sulle tasse, Matteo Renzi attacca Enrico Letta: “Sta sbagliando tutto”, dice.
Nel video l'intervista a Giuseppe Cirillo, Partito della Follia, e gli interventi di Silvio Berlusconi, presidente Forza Italia, e di Matteo Renzi, Italia Viva
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